La condanna
Salerno. Condannato in via definitiva a tre anni e quattro mesi, Giancarlo Picariello, l’agente penitenziario che rubava soldi ai detenuti di Fuorni. Lo ha deciso la Corte di Cassazione, scorporando quattro mesi di pena al 49enne arrestato nel 2013 dopo alcune denunce presentate agli inquirenti. Picariello, difeso da Michele Sarno, infatti era stato condannato in Appello a tre anni e otto mesi. La parte civile, Daniele Pacil, era assistita dagli avvocati Gerardo Cembalo e Dario Masini che ora si apprestano a chiedere un maxi risarcimento in sede civile.
Picariello, un 48enne originario di Montoro, era finito in manette nel settembre 2013. Per lui l’accusa era il furto di denaro ai danni dei detenuti della casa circondariale di Fuorni. Le indagini delle forze dell’ordine scattarono a seguito di varie segnalazioni partite dalle vittime dell’uomo. A coordinare l’inchiesta la Procura di Salerno (pubblico ministero Giancarlo Russo) con gli accertamenti affidati agli agenti della Polizia penitenziaria, per stabilire se le accuse a carico di Picariello fossero attendibili. Ad incastrarlo furono soprattutto due episodi, successivamente contestati nell’ordinanza. Tra coloro che lo avevano denunciato, c’era anche Emanuele Zingari, imprenditore cilentano detenuto proprio al carcere di Salerno. Quest’ultimo, nel 2013, sostenne di essersi ritrovato con appena cento euro a suo nome nella casa circondariale di Fuorni, nonostante vi fosse entrato, a suo dire, con la somma di mille euro. Nel momento in cui ci fu da concludere un’operazione di acquisto in carcere per beni di 130 euro, la risposta a Zingari da parte degli uffici penitenziari fu inequivocabile: il denaro in cassa non era sufficiente a coprire quella spesa. Sempre nel 2013, stando all’esito delle indagini, il 48enne avrebbe sottratto poche centinaia di euro a due rumeni.
In primo grado, la guardia penitenziaria fu condannata a scontare la pena di tre anni e quattro mesi, poi aumentata leggermente dai giudici della Corte d’Appello di Salerno, che la portarono a tre anni e otto mesi. Ora la Corte di Cassazione ha deciso per la condanna definitiva, scorporando quattro mesi dalla pena inflitta in Appello.