Le cartelle esattoriali di Equitalia dei detenuti devono essere notificate in carcere. Se non avviene, chi è dietro le sbarre può presentare ricorso e chiedere l’annullamento del debito. Come hanno già fatto tre pregiudicati di Castellammare di Stabia che hanno ingaggiato una battaglia legale con l’agenzia di riscossione. Il caso più eclatante riguarda un affiliato del clan Cesarano di Ponte Persica, che ha chiesto l’annullamento di una cartella esattoriale da 22mila euro, gli altri due (che si sono rivolti al Sabe, sportello anti banche ed equitalia) per cifre minori ma sempre per lo stesso motivo.
La procedura
I messi notificatori sono tenuti a verificare su un portale dedicato del Ministero dell’Interno, se la persona alla quale devono notificare la cartella esattoriale è destinatario di misure interdittive e nel caso recapitare la cartella esattoriale direttamente nel carcere dov’è detenuto. E nel caso, Equitalia – come già accaduto nel 2016 a un pregiudicato napoletano – può anche arrivare a chiedere il pignoramento della diaria. Se invece la cartella esattoriale viene notificata a domicilio e quindi con l’impossibilità da parte del destinatario di prenderne visione, l’atto – secondo gli esperti in ricorsi – è da considerarsi nullo. Ovviamente, secondo la tesi difensiva, perché non c’è la possibilità da parte del destinatario di saldare il proprio debito o eventualmente contestarlo.
I casi
Una questione che apre la possibilità di presentare ricordo da parte dei detenuti. A Castellammare, negli ultimi mesi, ne sono già stati presentati tre. Il caso più eclatante riguarda un affiliato del clan Cesarano di Ponte Persica. Il pregiudicato ha scontato 7 anni e 8 mesi di carcere e quando è uscito di galera si è ritrovato a dover fare i conti con una cartella esattoriale da 22mila euro per tasse e multe non pagate. Un vero e proprio salasso, contro il quale l’uomo, oggi sulla cinquantina, ha presentato ricorso. Il motivo principale riguarda proprio il fatto che durante il periodo trascorso in galera, non gli era mai stato notificato nulla. Quella cartella esattoriale da capogiro, a quanto pare, gli era stata inviata a un vecchio domicilio, nel quale in passato abitavano i genitori. Non avendo mai preso visione di quella cartella di Equitalia, prima di uscire dal carcere, il pregiudicato ha chiesto l’annullamento del debito.
Non si tratta, tuttavia, dell’unico caso. Altre due persone attualmente detenute si sono rivolte allo sportello Sabe per chiedere l’annullamento delle cartelle esattoriali, che prevedevano anche il pignoramento dei beni. Anche in questi due casi, le notifiche non erano state fatte in carcere ma presso vecchi domicili dei debitori.
Errori dell’agenzia di riscossione che stanno spingendo i detenuti a ingaggiare una vera e propria battaglia legale con l’obiettivo di non pagare i debiti che avevano accumulato prima di finire dietro le sbarre.