Torre del Greco. Ha conteso fino a marzo a Luigi Mele la candidatura a sindaco di Forza Italia. Poi, davanti al muro alzato da Antonio Pentangelo e Armando Cesaro, si era sfilato dal tavolo del centrodestra per saltare in extremis – insieme a Gaetano Frulio e Luisa Liguoro, entrambi riferimento di Luigi Mennella, l’eterna riserva del Pd – sulla carovana del buongoverno di Giovanni Palomba, già pronto a ospitare diversi transfughi dell’ex sindaco Ciro Borriello. E oggi punta a una poltrona all’interno della giunta guidata dal mobiliere di via monsignore Felice Romano. Una camaleontica trasformazione – l’ennesima della carriera politica di Filippo Colantonio – capace di provocare un mini-terremoto all’interno della lista civica «Ci vuole coraggio». Uno schieramento sostenuto dalla prima ora da Gennaro Granato – storico braccio destro dell’ex sottosegretario Gioacchino Alfano – a cui era stata promessa una poltrona all’interno dell’esecutivo. Una promessa già dimenticata dal coordinatore della lista civica – l’ex consigliere comunale Rosario Rivieccio, un passato da braccio destro di Ciro Borriello alle spalle – e capace di spaccare in due il gruppo completato da Vittorio Guarino e Annalaura Guarino, la figlia d’arte alla seconda esperienza a palazzo Baronale.
Nervi tesi in coalizione
A provocare lo strappo la necessità di individuare tre quote rosa per comporre legittimamente la giunta. Secondo i criteri fissati dal sindaco, i due super-gruppi – Il cittadino e, appunto, Ci vuole coraggio – avrebbero dovuto indicare due assessori a testa, con alternanza di genere. Un’indicazione raccolta dalla corazzata della coalizione – pronta a indicare l’avvocato Luisa Refuto e l’ex dirigente comunale ai lavori pubblici Vincenzo Sannino, sempre di area Pd – ma capace di scatenare la bagarre all’interno dello schieramento costruito da Rosario Rivieccio. Con Gaetano Frulio e Luisa Liguoro pronti a «minacciare» di essere disposti a rinunciare alla nomina del proprio assessore nel caso di «no» all’indicazione di Filippo Colantonio. All’orizzonte, dunque, si potrebbe profilare – complice il braccio di ferro tra Dai e Insieme per la città: uno tra Gerardo Guida e Alfonso Ascione dovrà essere sacrificato sull’altare delle quote rosa – la prima crisi politica a palazzo Baronale. D’altronde, la coppia formata da Gaetano Frulio e Filippo Colantonio già si rese protagonista dello strappo costato la poltrona da sindaco all’avvocato Gennaro Malinconico. E il debutto all’interno dell’amministrazione comunale a cui si sono agganciati all’ultimo minuto dopo avere ricevuto il benservito dal centrodestra non sembra promettere nulla di buono per Giovanni Palomba e company.