Torre del Greco. Si è presentato – accompagnato dal «deputato di casa» Luigi Gallo, sparito dal territorio dopo la débâcle del suo «pupillo» Luigi Sanguigno alle elezioni comunali – in via Montagnelle, dove solo 24 ore prima i carabinieri del nucleo forestale avevano ritrovato e sequestrato diversi sacconi di rifiuti. Ma la «passerella sul Vesuvio» del ministro all’ambiente Sergio Costa si è trasformata in un clamoroso autogol. Perché a dare il benvenuto alla delegazione di grillini arrivata – insieme al presidente dell’ente parco Agostino Casillo – a Torre del Greco c’erano ulteriori due sacconi di immondizia. Un «imprevisto-prevedibile» come sottolineato dai volontari della rete civica nata a difesa di sentieri e pinete: «Qui gli sversamenti illeciti sono quotidiani, mancano i controlli: le telecamere, evidentemente, non bastano a fermare gli eco-criminali della zona», la protesta degli attivisti. Davanti a cui l’uomo della bonifica-fantasma delle aree interessate dagli incendi del 2017 – interventi annunciati a luglio del 2018 a Ottaviano e rimasti lettera morta fino a oggi – non ha fatto una piega. Anzi. Il ministro all’ambiente scelto dal M5S ha rilanciato: «I carabinieri del nucleo forestale saranno dotati di due speciali droni per prevenire gli sversamenti illeciti di rifiuti – la nuova promessa di Sergio Costa – e c’è già un progetto per aumentare le attuali 35 telecamere presenti all’interno del parco nazionale. Le risorse economiche ci sono: non siamo iper-ricchi, ma i soldi devono essere spesi bene». Di qui, l’idea dell’istituzione di un tavolo tecnico con tutte le istituzioni chiamate a fronteggiare l’emergenza.
I numeri da incubo
Da quanto emerso durante l’incontro-passerella organizzato in via Montagnelle sono 138 i punti mappati all’interno delle aree protette dei tredici comuni del parco del Vesuvio interessati negli ultimi dieci anni dal deposito fuorilegge di rifiuti pericolosi e non. A breve, come annunciato dal braccio destro del vice-premier Luigi Di Maio, saranno creati ulteriori dieci punti di osservazione con appositi lettori ottici in grado di identificare le targhe dei mezzi utilizzati per il deposito dei rifiuti. «Ascoltiamo chiacchiere da un anno – l’osservazione di qualche abitante della zona dove si è verificato lo smottamento di un terreno percorso dalle fiamme degli incendi capaci di devastare a luglio del 2017 il vulcano più famoso del mondo – ora vogliamo vedere i fatti».
Il tavolo tecnico
Un obiettivo inseguito da Sergio Costa attraverso un tavolo tecnico con tutte le istituzioni: «Può essere uno strumento utile – le parole del ministro all’ambiente – per individuare in sinergia i percorsi di rinaturalizzazione delle aree del parco nazionale. Sedere intorno a un unico tavolo parco, enti locali, Città Metropolitana, Regione per discutere delle iniziative da mettere in campo è importante: penso alla gestione della raccolta dei rifiuti e alla messa in sicurezza di vecchie discariche nonché all’argomento del dissesto idrogeologico così da fare arrivare al ministero progetti validi e cantierabili per accedere ai possibili finanziamenti».
Il grande progetto Vesuvio
Soddisfatto il presidente del’ente parco: «Siamo in prima linea nel progetto di riqualificazione denominato Grande Progetto Vesuvio – spiega Agostino Casillo – A breve partiranno i primi tre programmi destinati ai sentieri: l’obiettivo è sostituire i pini bruciati con specie autoctone. Gli interventi riguardano le aree pubbliche, mentre per le aree private non possiamo intervenire».
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