POMPEI – Ha varcato indisturbato l’ingresso degli Scavi di Pompei con un grosso zaino nero in spalla. Ha poi raggiunto la Casa del Fauno, dove s’è liberato della borsa per estrarre un drone.
L’ha fatto volare tra le domus effettuando riprese video e scattando foto, forse inconsapevole del regolamento che ne vieta l’uso. Un caso, l’ennesimo, che ha riacceso i riflettori sulla questione sicurezza nel parco archeologico tra i più visitati in Italia. Ha fatto discutere l’ultimo episodio andato in scena negli Scavi di Pompei, dove un turista – di nazionalità straniera – ha fatto volare un drone, uno strumento tecnologico vietato anche perché al servizio dei terroristi, che potrebbero usarli come temibili strumenti di morte. Inizialmente, secondo prime indiscrezioni, il giovane turista non sarebbe stato fermato dagli addetti alla vigilanza. Motivo? Si pensava che quel drone che stesse volando sulle domus fosse stato attivato dai dipendenti del parco per motivi di sicurezza e vigilanza. Poi le verifiche, partite da chi ha iniziato a sospettare, che hanno fatto scattare una sanzione nei confronti del giovane che non avrebbe potuto usare lo strumento tecnologico secondo quanto stabilisce il regolamento. Sulla home del sito degli Scavi, è indicato a chiare lettere che «è consentito l’accesso solo con borse di piccole dimensioni (max 30x30x15 cm)». E non è finita qui. L’articolo due stabilisce pure che è vietato «introdurre attrezzature ottiche e audio di tipo professionale (telecamere, microfoni, mixer audio, ecc.). Per effettuare riprese fotografiche o video a scopo professionale o commerciale è necessaria una formale autorizzazione dall’amministrazione. Ovvero le riprese fotografiche e video sono autorizzate esclusivamente per uso privato». Un regolamento, forse, sfuggito al turista. Fermato dagli addetti del personale di custodia, il giovane si sarebbe scusato immediatamente. «Non sapevo del divieto», ha detto agli addetti che hanno sicurezza
Teresa Palmese