Ercolano. «Se potessi avere mille lire al mese», canticchiavano a fine anni Trenta gli amanti della dolce vita sulle note dell’allegro motivetto di Gilberto Mazzi. «Se potessi avere mille euro al mese», cantano – a ottant’anni di distanza – gli aspiranti consiglieri comunali di Ercolano. Perché manca esattamente un anno alla nuova campagna elettorale all’ombra degli Scavi – il mandato di Ciro Buonajuto, il pupillo dell’ex premier Matteo Renzi,scadrà nella primavera del 2020 – ma la corsa alle urne è già iniziata da mesi sia in strada sia all’interno delle «piazze virtuali» dei social. Per cambiare realmente marcia dopo cinque anni caratterizzati da qualche fuoco artificiale e lunghe notti fonde? Magari, in qualche caso. Ma a infiammare gli animi dei politici della vecchia Resina sono le cifre – decisamente blu per un paese di cinquantamila anime con un elevato tasso di povertà e disoccupazione – destinate alla casta del Comune: circa mezzo milione d’euro l’anno, una somma capace di sparigliare le carte degli equilibri in municipio. D’altronde a partire da Luisa Bossa per finire a Vincenzo Strazzullo – passando per l’interregno di Nino Daniele – tutte le amministrazioni comunali del nuovo millennio sono riuscite, in qualche modo, a portare a termine il proprio mandato. E cinque anni a mille euro al mese – lo stipendio base di un operaio – sembrano fare gola all’esercito degli aspiranti a un posto tra gli scranni dell’assise cittadina.
Gli spot dimenticati
Ma come si arriva a superare quota mille euro semplicemente grazie a una trentina di firme all’interno delle commissioni consiliari? Basta spulciare la determina di pagamento dei gettoni relativa al mese di marzo del 2019 per trovare tutte le risposte. Ricordate l’avvocato rampante pronto a promettere il taglio dei costi della politica per sostenere le fasce deboli della città? Sì, l’avvocato rampante mosso dal sacro furore della rottamazione e pronto a mettere in piedi una «squadra di giovani» per voltare pagina. Ecco, una volta arrivato – complici le disgrazie giudiziarie capitate «a orologeria» al rivale Vincenzo Strazzullo, disgrazie giudiziarie ora tutte in odore di archiviazione – alla guida dell’ente di corso Resina, il «sindaco del cambiamento» si è dimenticato degli spot elettorali per badare al concreto. Ogni mese Ciro Buonajuto costa alle casse del Comune circa 4.850 euro, la bellezza di mille euro in più – solo per avere un riferimento – rispetto al «collega» Giovanni Palomba, alla guida di una città di 86.000 abitanti come Torre del Greco. Non è un dato irrilevante, considerato come in base allo stipendio del primo cittadino vengano calcolate le indennità del presidente del consiglio comunale – a Luigi Simeone, uno dei «raggi» del cerchio magico del leader locale del Pd, vanno circa duemila euro al mese – e il valore del «gettone» spettante a ogni esponente di maggioranza e opposizione per la semplice partecipazione, in pratica una firma su un registro, alle commissioni consiliari. Oggi un gettone vale 42.50 euro lordi e – come previsto dalla legge – si possono cumulare fino alla cifra di 1.216 euro al mese, un quarto dello stipendio del sindaco.
Gli stacanovisti del Comune
A dispetto dei risultati, a scorrere l’elenco dei pagamenti, i consiglieri comunali sembrano particolarmente «attivi». A marzo, in tredici su ventitrè sono riusciti a superare quota mille euro: lo stipendio «pieno» di 1.216 euro è stato portato a casa da Pietro Sabbarese e Carmelina Saulino – gli esponenti del Pd cedono rispettivamente 40 euro e 50 euro al mese al proprio partito – nonché dal leader dell’opposizione Gennaro Miranda. A fare compagnia ai rappresentanti della «vecchia politica» la new entry del M5S: a Gennaro Cozzolino è bastato un mandato per capire il «funzionamento» della casta. Qualche (imbarazzante) video su Facebook, qualche «azione di disturbo» in consiglio comunale e il bonifico a fine mese. Altro che il reddito di cittadinanza promesso da Luigi Di Maio e company. Ma in prima linea nella corsa ai gettoni ci sono diversi volti noti dei social, a partire da Colomba Formisano – sempre area Pd – per finire al «veterano» Nunzio Spina passando per Rosa Zeno e Luigi Luciani, altro fedelissimo del sindaco. In tutto, i 23 consiglieri comunali costano la media di 24.500 euro al mese. Ovvero, circa 300.000 euro l’anno. Come la cifra investita dall’ente di corso Resina per le fasce deboli della città. Quanto basta, insomma, a scaldare già oggi i motori per la corsa alle urne del 2020. Perché, di questi tempi, uno «stipendio da operaio» può essere sempre comodo.
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