di Alfonso Bruno
Lo strano 1979 del punk, o di quello che resta del punk, in Inghilterra è contraddistinto da due album fondamentali, non proprio punk nel sound, ma inevitabilmente legati a filo doppio al genere musicale più sovversivo della storia della musica dato che le due band in questione rappresentano coloro che gettarono le basi per lo sviluppo e la diffusione del movimento. I Clash rappresentarono l’area politico – sovversiva e l’album “London Calling” si può considerare senza ombra di dubbio il loro “White Album”, il culmine artistico sonoro della loro carriera dove furono nettamente palesate le innumerevoli contaminazioni nelle quali i quattro londinesi si abbandonano: il rock n’roll di “Brand new Cadillac”, di “Hateful” , di “Clampdown” si fonde allo ska reggae ubriaco di “Guns of Brixton”, per passare al pop rock quasi di matrice americana di ”Train in vain” e allo swing dinoccolato di “Jimmy jazz”, ma il vero masterpiece è la title track “London Calling” che incarna nella maniera più pura il verbo Clash, brano iconico e stupefacente, dissacrante ed addirittura malinconico, un gentilissimo pugno in faccia. Joe Strummer e soci urlano in faccia al mondo la loro urgenza di ribadire i concetti già espressi nei due precedenti lp, aggiungendoci atmosfere più profonde e mature che sfoceranno inevitabilmente nel seguente “Sandinista”. A Newcastle i Police non stavano assolutamente a girarsi i pollici, anzi, dopo l’esordio bomba “Outlandos d’amour” ci confezionano l’album che li consacrerà nell’gotha della musica mondiale, come nuove rockstar di riferimento. “Reggatta de blanc” (titolo che sembra una storpiatura in francese di reggae per i bianchi) è appunto, una summa ritmico armonica di reggae suonato non da giamaicani, tutto scandito dalla furia percussiva africana di Stewart Copeland,. Anche qui le contaminazioni sono palesi, il reggae pop che sfocia nel punk di “Message in a bottle” lo strumentale quasi psichedelico di “Reggatta de blanc” la ferocia punk di “It’s all right for you” la liquida “Walking on the moon” … conferiscono all’album una enorme originalità sonora, fermo restando che la loro forma canzone strizza l’occhio più al pop rispetto ai quattro araldi del punk londinese Clash, ma non per questo si perde in banalità, anzi i Police diventano dei modelli sonori e stilistici molto copiati all’epoca. Confrontare questi due album ci sembra estremamente riduttivo, se avete due orette libere, provate ad ascoltarli l’uno dopo l’altro; la conclusione sarà quella di perdervi in un periodo in cui le cose da dire erano tante e dirle bene poteva essere un modo per resistere e reagire alle storture sociali di quel periodo. I Clash erano molto più diretti nelle liriche, mentre i Police provavano a sovvertire gli schemi con il suono e l’attitudine, insomma il vostro commento potrà essere: “Cavolo, che dischi meravigliosi”, ed è quello che conta di più.