Torre del Greco. Era l’istituto di credito del «capitano» Michele Iuliano, pronto a instaurare con la Banca di Credito Popolare – a lungo semplicemente nota come la «bancarella» di Torre del Greco – uno stretto rapporto di collaborazione e fiducia. In scia alla storica guida della Deiulemar compagnia di navigazione, poi, tutti i vertici delle famiglie Lembo e Della Gatta avevano investito sulle azioni del colosso economico di palazzo Vallelonga. Ma il crac da 800 milioni di euro della cosiddetta «Parmalat del mare» rischia di spezzare un legame lungo 40 anni, con la curatela fallimentare della Società di Fatto costituita dagli armatori-vampiri pronta a scaricare l’istituto di credito di corso Vittorio Emanuele. Un’ipotesi davanti a cui il sindaco Giovanni Palomba – in qualità di rappresentante del comitato dei creditori della Sdf – si è schierato con un secco «no».
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