Torre del Greco. E’ finita a «tarallucci e vino». Anzi. A dolcini e caffè, l’omaggio offerto dal sindaco Giovanni Palomba per «festeggiare» il ritorno a palazzo Baronale. Il ritiro delle dimissioni presentate lo scorso 19 luglio è arrivato, come ampiamente previsto dagli alleati, in extremis. Senza alcuna reale spiegazione né sulle ragioni dell’addio né sulla «logica» alla base del dietrofront. «Ricomincio da tre», avrebbe detto il compianto Massimo Troisi. «Ricomincio da zero», avrebbe dovuto ammettere lo storico figlioccio della Dc all’ombra del Vesuvio.
Lo show in municipio
Durante l’ora di confronto pubblico organizzato all’interno della sala giunta del Comune, il primo cittadino si è lasciato andare a un lungo show. A tratti comico, a tratti penoso. Sicuramente divertente la parte in cui Giovanni Palomba ha provato a derubricare in «normale e democratica dialettica politica» la faida senza esclusioni di colpi andata in scena a partire dal mese di giugno all’interno della sua maggioranza: una guerra per le poltrone lontana anni luce dal «bene della collettività» e dal «rispetto delle istituzioni» poste da Giovanni Palomba come basi della scelta di ritirare le dimissioni da sindaco. Assolutamente sconfortanti, invece, i ripetuti riferimenti ai guai giudiziari dell’ex sindaco Ciro Borriello – una caduta di stile per chi non gradisce i paralleli con l’arresto del padre Francesco Palomba, l’ex sindaco finito in galera all’epoca della tangentopoli di Torre del Greco – e le accuse ai dirigenti comunali, a cui il Ponzio Pilato di palazzo Baronale ha imputato diversi fallimenti dell’amministrazione comunale, non ultima la mancata organizzazione di eventi per la stagione estiva. Insomma, non propriamente un «rientro in grande stile». Ma, d’altronde, fino a oggi la carovana del buongoverno uscita vincitrice dal ballottaggio del giugno 2018 non si è certamente distinta sotto il profilo dei risultati.
Promosso con riserva
Eppure, a chi chiedeva come giudicava il suo primo anno alla guida della quarta della città, Giovanni Palomba ha risposto senza incertezze: «Positivo, se guardiamo alla disastrosa eredità raccolta dalle precedenti amministrazioni comunali – la convinzione del primo cittadino -. Abbiamo sistemato la questione-rifiuti, dopo avere smantellato il cervellotico sistema delle isole ecologiche alla base di tutte le criticità registrate in passato, abbiamo affrontato senza esitazioni la questione dello stadio comunale, abbiamo avviato diversi interventi sia in tema di politiche sociali sia in tema di sviluppo del territorio. Durante la mia “assenza” la maggioranza ha dato ampia prova di compattezza e di alto senso di responsabilità. Perciò ho ritenuto doveroso ritirare le mie dimissioni, in modo da rilanciare l’azione amministrativa con maggiore vigore e dedizione».
Il rimpasto in giunta
Un obiettivo inseguito attraverso «un’opportuna rimodulazione delle deleghe agli assessori e qualche cambio in giunta». Ovvero attraverso la resa incondizionata alle richieste del gruppo di dissidenti capitanati da Gaetano Frulio – tutti assenti all’incontro, fatta eccezione per Iolanda Mennella – e il «contentino» del ruolo di vicesindaco riconosciuto a Michele Borriello, il riferimento di Pasquale Brancaccio «scippato» della delega ai lavori pubblici a favore dell’architetto Elvira Ventimiglia. Curiosamente a palazzo Baronale si è rivisto pure l’ex assessore ai lavori pubblici Vincenzo Sannino – area Pd – costretto alle dimissioni dopo la raffica di avvisi di garanzia raccolti in soli 10 mesi. Come a dire: lontano, ma fino a un certo punto. Già seduto al tavolo, invece, il futuro assessore Enrico Pensati: l’ex portavoce di Valerio Ciavolino prenderà il posto e le deleghe della dimissionaria Anna Pizzo per conto della lista civica Dai.
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