Torre del Greco. Da sette mesi si trova in Abruzzo, costretto all’esilio dal divieto di dimora in Campania firmato dal gip Antonio Fiorentino del tribunale di Torre Annunziata a inizio aprile. Presto, tuttavia, il consigliere comunale Ciro Piccirillo – attualmente sospeso dalla carica e sostituito in aula da Maria Orlando – potrà rimettere piede in città. Precisamente il prossimo 6 dicembre, quando il politico-poliziotto dovrà comparire davanti ai magistrati del palazzo di giustizia di via Nazionale. Il procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli ha, infatti, chiesto e ottenuto il giudizio immediato per il quarantottenne di Leopardi inizialmente indagato per rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale nell’ambito dell’inchiesta-scandalo sul voto di scambio alle elezioni del 2018. Secondo il castello accusatorio messo in piedi dagli investigatori, infatti, il fondatore della lista civica La Svolta avrebbe «spifferato» a Giovanni Massella – l’ex testimone di giustizia a capo dei netturbini-precari assoldati dai colletti bianchi Simone Onofrio Magliacano e Stefano Abilitato per pilotare le preferenze dei cittadini in cambio di soldi – l’imminente arrivo dei controlli delle forze dell’ordine fuori a seggi di corso Garibaldi, la «centrale operativa» della cricca. Una «soffiata» per proteggere – la tesi dell’ex pubblico ministero dell’Antimafia di Napoli – il collega Stefano Abilitato e la sua «squadra».
Le telefonate-chiave
Il nome di Ciro Piccirillo venne fuori durante la seconda fase delle indagini, quando – grazie alle rivelazioni di Giovanni Massella e del figlio Ciro Massella, padre e nipote del boss ucciso Ciro Montella – spuntarono le telefonate «sospette» effettuate dal politico-poliziotto all’ex testimone di giustizia proprio in concomitanza con le verifiche a tappeto organizzate dai colleghi per garantire la regolare partecipazione democratica. Successivamente al provvedimento firmato dal gip del tribunale di Torre Annunziata, il consigliere comunale sospeso dalla carica ha confermato i contatti avvenuti il 10 giugno 2018 con Giovanni Massella. Negando, tuttavia, qualsiasi accenno alle ispezioni fuori ai seggi. «Prima di essere un politico, sono un poliziotto – le parole del quarantottenne – non avrei mai infranto la legge. In trent’anni di professione e dieci di attività politica non sono mai stato sfiorato da un’indagine». Parole insufficienti, evidentemente, a convincere il titolare dell’inchiesta. Non a caso, a dispetto delle varie istanze presentate in sette mesi, a Ciro Piccirillo è stata mantenuta la misura cautelare dell’esilio. Salvo differenti scelte processuali – rito abbreviato o patteggiamento – ora il politico-poliziotto potrà provare a fare valere le proprie ragioni a partire del prossimo 6 dicembre. Quando Ciro Piccirillo proverà a scrollarsi di dosso l’infamante marchio di talpa al servizio della cricca del voto di scambio.
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