Torre del Greco. «Non è vero, ma ci credo» sosteneva Peppino De Filippo in una celebre commedia degli anni Quaranta incentrata sulla superstizione. «Non è vero, ma ci credo» ripetono – a ottant’anni di distanza – gli obbligazionisti della Deiulemar compagnia di navigazione in merito alla (nuova) promessa degli esponenti del M5S di risarcire le vittime del «grande crac» all’ombra del Vesuvio. Così – a quattro giorni dal summit a Roma con il sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze, Alessio Mattia Villarosa – i risparmiatori «traditi» dagli armatori-vampiri hanno inviato al Governo una copia dei documenti richiesti dal braccio destro del ministro Roberto Gualtieri: carte relative, in particolare, ai mancati controlli della Banca d’Italia e della Consob sulle operazioni finanziarie portate avanti dai vertici dell’ex colosso economico di via Tironi durante gli «anni d’oro» della Deiulemar compagnia di navigazione.
L’obiettivo sarebbe dimostrare il «coinvolgimento» dello Stato in una vicenda costata la bellezza di 800 milioni e spiccioli a un esercito di circa 13.000 obbligazionisti: «Così – la tesi sostenuta da Alessio Mattia Villarosa sotto lo sguardo dell’onorevole Luigi Gallo – potremmo individuare un fondo da destinare ai truffati». Durante l’incontro a Roma, si è parlato di una cifra intorno ai 200 milioni di euro. Una somma – pari a circa il 25% del «maltolto» ai risparmiatori – capace di scatenare contrapposte reazioni all’interno del variegato popolo delle «vittime» della Deiulemar compagnia di navigazione: «Apprezziamo l’impegno e la volontà di affrontare il nostro dramma con azioni concrete – il pensiero dilagante tra i risparmiatori -. Sulle cifre, invece, restiamo cauti».
Ma qualche ulteriore risposta – una volta inviata la documentazione richiesta a inizio settimana – potrebbe arrivare nel giro di due settimane, il tempo indicato dal sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze per «studiare la manovra». Una manovra da 200 milioni di euro, su cui adesso si sono concentrare le speranze degli ex obbligazionisti della cosiddetta Parmalat del Mare. Perché come sosteneva Peppino De Filippo durante la seconda guerra mondiale «non è vero, ma ci credo».
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