I risultati delle prove Invalsi rimarranno fuori dal ‘curriculum dello studente’, che contiene le informazioni sulle competenze formali e non formali acquisite dagli studenti, sarà introdotto dall’anno prossimo, dunque slitta ancora, e verrà allegato al diploma, alla fine dell’esame di maturità. A stabilirlo è stato un emendamento al Milleproroghe.
“Il motivo è chiaro: i test Invalsi non servono a valutare docenti e studenti. Sono uno strumento conoscitivo che fornisce una fotografia dello stato di salute del nostro sistema di istruzione ed è per questo motivo che sono fondamentali per il miglioramento e restano requisito di ammissione all’Esame di Stato”, ha spiegato la viceministra dell’Istruzione Anna Ascani del Pd.
“Purtroppo resta l’obbligatorietà a svolgere la prova, ma essa non avrà alcun impatto sulla valutazione degli studenti né per il presente, né tanto meno per il futuro”, ha affermato Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana-Leu, che ha proposto l’emendamento. A parlare per la prima volta di curriculum dello studente allegato al diploma di maturità era stata la Buona Scuola ma poi ne è sempre slittata l’introduzione. I primi a iniziare a sostenere le prove, dal 2 al 31 marzo, saranno i ragazzi dell’ultimo anno delle superiori.
Dal 1 al 30 aprile sarà la volta degli alunni della terza media. A maggio toccherà alle due classi delle primarie (seconda e quinta) e alla seconda superiore. A partire dallo scorso anno – ricorda oggi il portale Skuola.net – c’è stata una novità importante: le prove Invalsi hanno coinvolto per la prima volta anche i ragazzi dell’ultimo anno della scuola superiore, fornendo così una fotografia completa della scuola, dalle elementari fino all’ultimo anno delle superiori. Il
Rapporto INVALSI del 2019, ha così analizzato i risultati di oltre 2.675.000 studenti che hanno partecipato alle prove in tutta Italia, evidenziando le variazioni tra regione e regione, nonché le differenze legate al contesto socio-economico, al genere o all’istituto frequentato. Dal rapporto è emerso per la prima volta un fenomeno fino ad ora sconosciuto, quello della dispersione scolastica implicita: studenti che nel secondo quadrimestre della quinta superiore risultano aver acquisito un livello molto basso di competenze, pari a quelle di un allievo di terza media. Come se non avessero mai frequentato 5 anni di scuola. Nel 2019, si è trattato del 7% dei circa 500 mila maturandi che dopo qualche mese avrebbero affrontato l’esame di Stato.