E’ un’emergenza nell’emergenza, ed è “invisibile” come lo stesso coronavirus. Da Torre Annunziata a Scafati, passando per poi fino al centro Caritas di San Giuseppe Vesuviano a chiedere aiuto maggiore in questi giorni di emergenza sono i poveri. Chi non ha un tetto sotto il quale dormire, chi non ha un pasto caldo e chi non ha un familiare che può dargli conforto e con il quale condividere le proprie paure.
Tutti i cittadini, dal nord al sud d’Italia sono chiamati al “sacrificio” di restare a casa, ma c’è chi una casa non ce l’ha, e neanche un pasto caldo. Sono gli “invisibili” che usufruiscono delle mense pubbliche, doppiamente colpiti dalle pesanti restrizioni imposte dalle autorità istituzionali per contenere il contagio del virus che ha messo in ginocchio l’Italia. A Pompei l’arcivescovo, Tommaso Caputo, scrive ai pompeiani e ai devoti della Madonna del Rosario.
Invita le famiglie alla preghiera e soprattutto esorta a non dimenticare «i deboli e i fratelli nel bisogno». «In questi giorni, così difficili – scrive – la preghiera deve diventare il nostro conforto e l’espressione della nostra speranza, perché l’emergenza si concluda presto». Poi esorta a non dimenticare i più deboli «E’ necessario che questo tempo abbia anche il volto della carità non possiamo dimenticare le persone sole e gli altri nostri fratelli nel bisogno. In questi giorni, quasi tutte le opere sociali del Santuario, nel rispetto delle norme, continuano ad assistere bambini, giovani, mamme in difficoltà, bisognosi». A Scafati oltre una cinquantina di loro fino a pochi giorni fa, da oltre un ventennio, potevano usufruire della mensa Caritas gestita dai volontari della Parrocchia di Santa Maria Delle Vergini, in via Nazario Sauro.
«Abbiamo resistito fino alla settimana scorsa, poi la struttura non ci ha più permesso di rispettare le ordinanze, e garantire la sicurezza dei fruitori e degli stessi volontari» spiega il parroco con Giovanni De Riggi. In un primo momento si è cercata l’alternativa di somministrare i pasti da asporto: «ma non era praticabile, non potevamo garantire loro un posto dove consumare i pasti e di certo non in piedi, all’aperto».
La parrocchia riesce a seguire coloro che vivono nei dintorni, ma è praticamente impossibile aiutare i tanti che arrivavano, tramite la vicina stazione della Circumvesuviana, dai paesi limitrofi. Venivano apposta a Scafati, oggi non possono. «Nonostante le difficoltà riusciremo a garantire la distribuzione dei pacchi alimentari entro Pasqua», mentre l’Azione Cattolica ha avviato il servizio “chimACi”, dove i volontari si offrono per l’acquisto di farmaci, beni di prima necessità e il pagamento delle bollette a chi non è in grado di lasciare il proprio domicilio. «Ma sono ottimista – aggiunge Don Giovanni – in questi giorni noto una profonda comunione delle famiglie scafatesi che pregano a casa». Continua ad operare, seppur nel rispetto delle misure restrittive imposte dal Governo, la “casa di Francesco” gestita dalla Parrocchia di San Francesco Di Paola.
«Sono decine le telefonate che arrivano da ogni parte per chiedere ospitalità, ma la nostra struttura è piccola e stiamo limitando al massimo le presenze per garantire le precauzioni necessarie – così don Peppino De Luca – Stiamo dando dei “buoni per il panino” per evitare la sosta negli ambienti comuni, garantendo al massimo la pulizia». Le associazioni che ruotano in questa realtà parrocchiale hanno avviato diversi servizi, tra cui “Acalate o panar”, anche qui spesa e commissioni a domicilio per chi ha difficoltà a muoversi da casa.
La stessa iniziativa che è stata proposta dal parroco della Santissima Trinità di Torre Annunziata don Ciro Cozzolino. Ma a Torre Annunziata, c’è invece un’altra mensa dove invece il parroco ha deciso di non fermare la distribuzione dei pasti. Si tratta della mensa don Pietro Ottena gestita dal parroco don Pasquale Paduano «ci siamo adeguati con pasti da asporto ma il numero dei poveri in fila è aumentato: solo ieri avevamo preparato 45 pasti ci siamo trovati 70 persone in fila perchè le altre mense hanno chiuso».
E ancora «non sono fino a quando andremo avanti e i volontari purtroppo non hanno nemmeno più mascherine e guanti, anzi, approfitto per lanciare un appello per le donazioni. Non posso abbandonarli anche io. E’ una situazione assurda e che davvero non riusciamo più a gestire, speriamo che qualcosa cambi in queste ore perchè davvero non so più cosa pensare». Poi china il capo e gli occhi si fanno velati. Guarda la stanza della mensa vuota e conclude «ci ho messo anni per creare questa struttura, per raccogliere volontari, per diventare un presidio: un virus non può e non deve essere più forte della nostra fede, del nostro coraggio».