Pompei. Ha riposto la sua divisa nell’armadietto del commissariato di polizia che dirige in provincia di Milano ed è tornato a Pompei assieme alla moglie, qualche giorno fa. Ma ieri, purtroppo, entrambi hanno fatto registrare qualche linea di febbre e problemi respiratori, i sintomi più noti del virus Covid-19 che sta terrorizzando l’intero pianeta. Dopo aver contattato i numeri indicati dall’Asl, alla quale avevano autodenunciato il ritorno a casa, marito e moglie hanno segnalato l’aggravarsi delle loro condizioni di salute. Nel loro appartamento alla periferia di Pompei è stata inviata un’ambulanza del 118. Doveva essere eseguito solo il tampone, ma dopo i primi accertamenti il medico intervenuto sul posto ha ordinato il trasferimento di entrambi al pronto soccorso del San Leonardo. Poco prima di pranzo marito e moglie sono stati sistemati in isolamento, in una sala dedicata dell’ospedale di Castellammare di Stabia ai casi sospetti di Coronavirus. Dovranno attendere lì, sotto osservazione, l’esito dei tamponi che sono già stati inviati al laboratorio di analisi del Cotugno di Napoli.
E’ una delle tante storie che s’intrecciano con quei timori che da giorni sia le autorità politiche che sanitarie stanno manifestando per il ritorno al Sud delle persone in fuga dalle zone più colpite dal virus. Da settimane gli esperti stanno chiedendo alla gente di non spostarsi, di non lasciare i loro comuni di residenza nel Nord Italia, perché nel meridione le strutture ospedaliere farebbero più fatica a gestire un’emergenza della portata di quella che ha interessato la Lombardia, ad esempio. Ma tant’è, le cronache degli ultimi quindici giorni raccontano di treni presi d’assalto, bus e mezzi privati che hanno attraversato l’Italia per una sorta di viaggio della speranza, al contrario. In fuga dalle zone più colpite per il timore di essere contagiati, senza considerare il rischio che proprio chi scappa potrebbe diventare portatore dell’infezione. D’altronde anche la storia dei primi contagi accertati sul territorio vesuviano conferma che si tratta di pazienti che hanno avuto contatti con persone del Nord o in ogni caso hanno trascorso un periodo nelle regioni più colpite dal virus. Una realtà che ha spinto il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, a emettere un’ordinanza che chiede a queste persone di auto-denunciarsi e i sindaci a istituire dei veri e propri registri che ormai contano migliaia di nomi di gente che s’è sottoposta all’isolamento domiciliare dopo essere tornata a casa.
Una procedura seguita anche dal poliziotto di Pompei – in servizio in un commissariato della provincia di Milano – e dalla moglie. Familiari e amici adesso incrociano le dita sperando che si tratti solo di un falso allarme e che il tampone possa dare un esito negativo. A Pompei finora risultano solo due contagiati, una madre e suo figlio. Ma nei giorni scorsi nella città mariana s’è verificato un episodio emblematico rispetto all’incoscienza di persone che nonostante i divieti continuano a spostarsi in Italia senza preoccuparsi delle restrizioni imposte per contenere il contagio del virus. In piazza Schettini, in pieno centro a Pompei, l’altra notte è stato fermato un bus con 52 turisti a bordo provenienti da Montecatini. Le persone sono state bloccate dalla polizia municipale e identificate. Un episodio che ha scatenato anche la rabbia della stragrande maggioranza delle persone, che stanno rispettando la quarantena.
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