Pompei. Franco Matrone ha 58 anni e da trent’anni svolge la professione di tassista a Pompei. Una passione che nella sua famiglia va avanti di generazione in generazione: suo nonno oltre cinquant’anni fa ha iniziato a lavorare con i turisti in tour in carrozzella fuori agli Scavi e anche suo padre – ora in pensione – è stato un tassista. Un mestiere che oggi rischia di scomparire, a causa dei decreti firmati dal Governo per limitare il rischio contagio del Covid-19.
Da ormai dieci giorni gli unici otto tassisti del Comune di Pompei si sono ritrovati a fermare i propri mezzi in garage. Motori spenti, corse bloccate, entrate economiche sospese e chissà fino a quando. «E’ una situazione catastrofica – denuncia senza mezzi termini Franco, rappresentante della categoria -. Siamo stati costretti a fermarci, a differenza dei colleghi di Napoli che stanno lavorando a giorni alterni e che stanno comunque vivendo un momento difficilissimo. Qui il dramma è legato all’assenza di turismo, ormai crollato a picco, non c’è nemmeno lavoro con gli alberghi che hanno chiuso. Il Comune è praticamente assente, del resto lo era già prima quando c’era il sindaco. Figuriamoci oggi, in presenza di un commissario prefettizio. E noi ci ritroviamo abbandonati, nonostante c’è chi ha mutui e tasse da pagare. Avendo la partita Iva, non possiamo inventarci nulla. Qualcuno dovrebbe aiutarci, magari il governatore Vincenzo De Luca. Servirebbero delle agevolazioni anche per la nostra professione».
Il turismo a Pompei è ormai in ginocchio, per le strade non ci sono più i centinaia di visitatori. Fuori al parco archeologico, che ogni anno attira almeno tre milioni di presenze, non c’è più traccia di bancarelle che propongono souvenir e nemmeno delle guide autorizzate che vendono tour. Tutto è fermo, il clima è surreale. Persino il Santuario non s’era mai visto così vuoto. «Capiamo il clima di emergenza indubbiamente – aggiunge il cinquantottenne -. Ma noi così rischiamo di scomparire, di non riuscire a tirare avanti. Venti giorni fa abbiamo pagato alcune tranche all’Inps, e presto dovremmo pagarne altre. Ma ormai è come se non avessimo più un lavoro, le macchine sono spente in garage. Eppure abbiamo delle spese obbligatorie e fisse, perché non si pensa a come sostenerci? Si parla solo dei lavoratori dipendenti».
Franco un momento così difficile non l’aveva mai vissuto prima, nonostante gli scioperi degli ultimi tempi contro la manovra del Governo tra l’incubo degli abusivi e nuove forme di servizio privato per i trasporti. «E’ il momento più drammatico da quando svolgo questo mestiere, anzi ho vissuto i tempi d’oro dell’austerity che ci garantì un incremento di lavoro – conclude Franco -. Ora non mi resta che sperare in un miracolo».
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