Ventimila posti di lavoro a rischio, aziende che potrebbero chiudere tra pochi giorni. E’ il grido d’allarme che viene dal consorzio florovivaistico di Pompei, che raccoglie le aziende di tutto il territorio. “Senza nessun tipo di intervento il comparto florovivaistico campano e nazionale è a rischio fallimento e con esso andranno persi 20.000 posti di lavoro solo nella nostra regione.
L’emergenza Coronavirus ha letteralmente messo in ginocchio tutto il settore e dal Governo Centrale non è arrivato nemmeno un attestato di solidarietà” le parole di Vincenzo Malafronte, presidente del Consorzio Produttori Florovivaisti Campani, commentando il decreto “Cura-Italia”.“Chiediamo una risposta forte e urgente per il nostro settore, che però al momento non c’è stata. L’emergenza legata al Covid-19 è arrivata nel clou della stagione per la produzione e la vendita di piante e fiori, con aziende costrette a mandare al macero il 100% del loro prodotto che ha richiesto ben 6 mesi di lavoro e investimenti importanti.
Fiori e piante hanno una durata medio-breve e le numerose disdette, anche a causa dell’impossibilità di svolgere cerimonie e ricorrenze, stanno portando ad azioni eclatanti, ma che danno il senso della situazione che stanno vivendo i nostri operatori” – continua Malafronte.Da qui la richiesta di un intervento urgente da parte del Ministero dell’Agricoltura: “Consideriamo della massima urgenza applicare misure quali il riconoscimento e l’indennizzo al 100% dei danni diretti subiti; l’istituzione di un Fondo di Sostegno dedicato e garantito per far fronte ai costi anticipati e alle perdite subite; l’azzeramento di tutti i versamenti contribuitivi, previdenziali e assistenziali, sia in capo ai titolari di aziende sia per il personale e contributi in conto capitale e credito di imposta per Eventi e Fiere Internazionali” – afferma il presidente del Consorzio.
“Il crollo degli ordini, le piante rimaste invendute, gli steli non raccolti, l’export praticamente fermo e i continui ordini disdetti dalle regioni del nord Italia, ci fanno ipotizzare già una perdita di 30 milioni di euro di produzione solo in Campania, ma si tratta di un dato che è destinato a salire vertiginosamente. Senza un intervento importante da parte del Governo saremo destinati al default. Abbiamo perso l’8 marzo e perderemo i due mesi più importanti dell’anno, che costituiscono gran parte del nostro fatturato e non avremo grandi margini di manovra per recuperare il terreno perso” – spiega il presidente del Consorzio che conta circa 250 soci in Regione Campania che occupa un posto di rilievo nell’ambito dell’economia agricola regionale per la presenza di un notevole numero di aziende (con circa 20.000 addetti incluso l’indotto) a fronte di una modesta superficie impegnata di 1.010 ettari pari ad appena lo 0,19% della SAU totale regionale.
Anche le organizzazioni di categoria, intanto, chiedono l’aumento dei fondi di riparto.Occorre intervenire per salvare altri settori dell’economia agricola in difficoltà, dal vino all’ortofrutta, dal florovivaismo alla pesca, dagli agriturismi alla vendita diretta, senza discriminare le aziende sulla base del fatturato. E’ quanto chiede il presidente della Coldiretti Ettore Prandini che ha incontrato il ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, dopo l’approvazione del decreto ‘cura Italia’.
Prandini torna a chiedere una forte campagna di comunicazione per sostenere il consumo di prodotti alimentari italiani. La situazione che si è creata, sottolinea la Coldiretti, colpisce duramente proprio le aziende agricole a cui dovrebbero andare i primi interventi per consentire loro la continuazione dell’attività produttiva, vista la strategicità della fornitura alimentare.
Da quando è iniziata l’emergenza coronavirus, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’, l’attività delle aziende è crollata nel 41%; per questo non è accettabile limitare solamente a quelle con meno di 2 milioni di fatturato la sospensione dei versamenti e adempimenti fiscali e contributivi in scadenza tra l’8 ed il 31 di marzo da pagare entro il 31 maggio. Importante sono anche le misure specifiche per salvaguardare dall’emergenza le produzioni deperibili di qualità, come la mozzarella di bufala con la possibilità di consentire solo per un breve e limitato periodo, in via straordinaria, il congelamento del latte.