Dall’inizio dell’emergenza è il personale sanitario quello più esposto. Medici, infermieri, autisti delle ambulanze, operatori socio sanitari per diversi giorni hanno combattuto quasi senza armi contro il virus. E’ la sanità, fino a questo momento, a pagare un prezzo altissimo. Il conto raggelante dei camici bianchi deceduti per Covid-19 aumenta di ora in ora.
Il bilancio è salito a 31 morti, di cui 17 erano medici di famiglia. L’ultima una dottoressa di Bergamo, dirigente medico responsabile di Igiene e Sanità pubblica del Dipartimento prevenzione sanitaria. Napoli ha contato, ieri, anche il suo primo morto, tra i medici di famiglia. La vittima è Gaetano Autore, 69 anni, medico di famiglia al quartiere Vomero, che era a un passo dalla pensione. Autore era ricoverato all’ospedale La Schiana di Pozzuoli.
Il caso Castellammare
Il San Leonardo resta, in questi giorni, uno degli ospedali di frontiera dove medici e infermieri, non senza divisioni e guerre intestine stanno combattendo gomito a gomito una battaglia terribile contro la diffusione del virus. Al momento, infatti, sono 8 gli infermieri che sono stati posti in isolamento domiciliare per attendere che passi il periodo stabilito per legge senza contatto con alcuna persona esterna. Una quarantena necessaria visto il particolare tipo di lavoro svolto. Oltre agli infermieri anche un medico del distretto e sua moglie che devono rimanere in isolamento per i canonici 14 giorni. Al momento, però, a dispetto delle polemiche e del caos scatenato anche nei giorni scorsi, nessun camice bianco dell’ospedale di Viale Europa è risultato positivo. Audio watshapp, messaggi virali che hanno scatenato una guerra senza precedenti. In mezzo medici ed infermieri che hanno continuato a fare il proprio lavoro pur rischiando ogni giorno la propria vita. E, proprio ieri, la direzione generale dell’Asl ha deciso di riconoscere al personale dell’ospedale Covid di Boscotrecase e a medici e infermieri dei pronto soccorso dei presidi sanitari «l’indennità da malattia infettiva», così come riconosciuta dal contratto collettivo di lavoro. Restano, però, le tensioni soprattutto per la sicurezza sul lavoro. Le tende pretriage a Castellammare, così come in altri, ospedali sono in sofferenza. E si aspetta che vengano sbloccati sia i tamponi che i ricoveri per superare l’empasse di questa settimana.
Il caso Pagani
Emergenza Coronavirus: anche un infermiere del Psuat dell’ospedale “Andrea Tortora” di Pagani è risultato positivo al test. L’uomo avrebbe contratto il virus a contatto con un paziente positivo poi trasferito al Cotugno di Napoli. I vertici dell’Asl di Salerno hanno provveduto ad avviare la profilassi con la sanificazione e l’igienizzazione dei locali del nosocomio della città di Sant’Alfonso. Fino a pochi giorni prima l’operatore sanitario aveva lavorato presso il reparto di cardiologia dell’ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore. Per prevenire e arginare l’eventuale diffusione del coronavirus, sono stati ricostruiti tutti i contatti, avuti nell’ultimo periodo, dall’infermiere infettato che si trova attualmente in quarantena obbligatoria presso la propria abitazione. Nel frattempo la stessa Asl di Salerno ha stabilito 90 tamponi per il personale sanitario dei due plessi ospedalieri. L’appello della Cisl funzione pubblica con il rappresentante Carmine Panico al direttore sanitario Maurizio D’Ambrosio. «Sconcertati dal fatto che non esistono tamponi per il personale addetto alle pulizie dell’Andrea Tortora di Pagani, chiediamo che i lavoratori vengano trattati in egual misura come il personale medico e infermieristico. Gli addetti alle pulizie- aggiunge e conclude il delegato della Cisl Panico- sono in costante contatto con persone del Pronto Soccorso e del reparto di Oncoematologia e possono diventare vettori di contagi anche se asintomatici».