La pandemia di Coronavirus aumenta anche il rischio di attacchi informatici, perché cresce il ricorso al telelavoro e aumenta l’attività in rete di utenti relativamente inesperti di informatica, quindi più vulnerabili, con la prospettiva di danneggiare seriamente l’operatività di enti, aziende e studi professionali.
Ad evidenziare questo pericolo è il Comitato Italiano Ingegneria dell’Informazione (in sigla C3I), organismo del Consiglio Nazionale Ingegneri, che suggerisce alcune soluzioni. Anzitutto – come si legge in una nota – occorre dotarsi di strumenti di protezione come antivirus, aggiornandoli costantemente, effettuare backup ogni giorno ed evitare di trasmettere informazioni sensibili tramite canali pubblici di file sharing non sicuri.
Se proprio non si dispone di sistemi di condivisione sicuri occorre proteggere i propri dati con password più robuste (in rete sono presenti numerosi suggerimenti adatti allo scopo), usare sistemi di crittografia dei messaggi di posta elettronica e fare grande attenzione alle e-mail ingannevoli. Per le aziende – continua la nota del Comitato – occorre dotarsi di sistemi di analisi dei log degli accessi alle applicazioni da parte dei dipendenti, attivare sistemi di monitoraggio dei dati sensibili, prevedere sistemi di filtraggio per evitare spam e phishing, nonché rafforzare i sistemi di backup. Indispensabile è anche l’aggiornamento continuo del personale dipendente sulle nuove minacce cyber, con invito al più rigoroso rispetto delle regole aziendali in tema di sicurezza informatica.
resentanti delle Università, delle Aziende specializzate e degli Ordini professionali, nonché di agenzie europee come Elisa ed Europol.