Alia, Mona Lisa e Lady Rayana, sono solo alcuni dei nomi dei magnifici esemplari di cavalli arabi allevati nella struttura di Arabia Heart. Nomi che tradotti diventano un messaggio di speranza e riscatto al tempo del Covid-19. Una rinascita che arriva nel giorno in cui nel piccolo maneggio di San Gennaro Vesuviano, a pochi passi dal Parco Nazionale del Vesuvio, vengono alla luce i piccoli puledrini. Il virus ha frenato i ritmi frenetici della nostra esistenza, ma non ha bloccato la vita. La pandemia che non ha fermato il miracolo della vita e della natura. Un’atmosfera magica che sembra lontana anni luce dai focolai del contagio. L’odore del fieno, il suono delle spazzole che strigliano il pelo lucido dei cavalli. I nitriti e lo scalpiccio degli zoccoli. Un piccolo angolo di paradiso incontaminato. Lontano dall’angoscia della città svuotata. Fuori dal maneggio la paura del contagio, i morti e la battaglia dei medici in trincea a combattere per salvare vite. Ma dietro quello steccato l’impegno di un giovane allevatore che ha aperto le porte ai bambini diversamente abili per regalare un sorriso, l’emozione per la stagione dei parti e la passione di un uomo che ha continuato a prendersi cura dei suoi animali nonostante l’inferno del virus continuasse a seminare la paura. «Una nuova nascita è sempre un momento di gioia, una nuova vita è una speranza e sono quegli eventi che ci rincuorano, ci danno la forza di andare avanti, ci danno coraggio e la spinta necessaria». Lo dice Andrea Dello Iacono, titolare del centro. Un professionista nel settore dell’ippica che sembra rievocare il ritratto Nicholas Evans nel «L’uomo che sussurrava ai cavalli». Ci apre le porte del suo maneggio, un regno dove l’incubo Covid sembra essere rimasto oltre lo steccato di legno lucido. «Stiamo attraversando senza dubbio tutti un periodo triste – spiega – noi da allevatori, da appassionati abbiamo prima di tutto il dovere di occuparci degli animali che abbiamo in scuderia e possiamo dire che siamo fortunati a vivere la quarantena qui. Non c’è alcuna emergenza che può ostacolare l’amore per gli animali e la dedizione per loro, di accudirli». Qui non c’è spazio per la paura del contagio, i profumi di oriente e l’eleganza dei cavalli sembrano essere l’antidoto giusto. «La natura cercava un equilibrio – continua – e ce lo ha dimostrato in questi giorni, in piena emergenza dovremmo riflettere molto su questo: sul Vesuvio spunta la lepre europea che da anni non si vedeva più, dopo gli incendi poi era impensabile e invece riappare, i delfini nei nostri mari che sappiamo non essere da bandiera blu, i cigni, uccelli delle specie più rare, alcuni esemplari che i residenti hanno ritrovato anche nei giardini delle proprie abitazioni, è la natura che ci sta dando un segnale, una lezione di vita importante che l’uomo dovrebbe comprendere, sopratutto perché dovrebbe capire che la causa principale del degrado della natura è proprio l’uomo». Una natura che nel maneggio si fa ammirare in tutta la sua bellezza, tra cavalli, pony e anche i tre piccoli gattini «sono gli ultimi arrivati» scherza Andrea che qui ci è cresciuto «mio padre mi ha regalato il mio primo cavallo a 12 anni e da quel giorno non ho mai smesso di vivere con loro». Andrea però oltre ad allevare cavalli arabi e collezionare un medagliere di riconoscimenti che arrivano dalle gare di tutto il mondo regala anche sorrisi ai più piccoli. Nel suo maneggio i cavalli diventano medici a quattro zampe per riconquistare fiducia, seguire corsi di equitazione e percorsi terapeutici per bambini con disabilità. Insomma un piccolo spaccato ritagliato nel cuore della cittadina vesuviana che diventa il simbolo della rinascita e l’immagine di un paese che non si è fermato. Una nazione pronta a continuare a seminare esempi di riscatto sociale e di speranza per combattere l’incubo del virus.
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