Parlare di caos sulla data delle regionali non è per una volta una iperbole giornalistica: dopo che nei giorni scorsi sembrava profilarsi un accordo tra il governo e le regioni, nonchè tra maggioranza e opposizione sulla data del 20 settembre, oggi contro di essa si è alzato il muro sia del Presidente e del vicepresidente della Conferenza Stato Regioni, Stefano Bonaccini e Giovanni Toti, sia del centrodestra. La contrarietà riguarda innanzitutto l’idea di una raccolta di firme e una campagna elettorale sotto l’ombrellone, ma anche l’idea di accorpare alle regionali e alle amministrative il voto sul referendum sul taglio dei parlamentari, appunto l’election day. La data del 20 settembre era emersa come mediazione dopo che in Commissione Affari costituzionali, che sta esaminando il decreto sul voto in autunno di regionali e amministrative, il sottosegretario Achille Variati giovedì aveva indicato il 13 settembre per il primo turno e il 27 per il ballottaggio delle Comunali: ipotesi bocciata dal centrodestra.
Federico Fornaro di Leu aveva lanciato l’idea del 20, subito abbracciata dal capogruppo di Fi Francesco Paolo Sisto. Quando dunque in mattinata il premier Conte ha tenuto una riunione con i ministri competenti su questo punto, anche se il ministro Francesco Boccia ha insistito sul 13, è apparso naturale l’approdo al 20. Ma il primo colpo di scena si è avuto in sede parlamentare. Variati, sempre in Commissione affari costituzionali, durante l’esame del decreto, ha comunicato l’orientamento dell’esecutivo per il 20 settembre, ma Sisto si è scagliato con veemenza contro tale data, seguito da Emanuele Prisco di Fdi e da Igor Iezzi della Lega, seppur con minor foga.
Gli argomenti contro il 20 sono molteplici: tale data comporterebbe una campagna elettorale durante la stagione turistica, che quest’anno sarà ancora più spalmata degli anni precedenti; per non parlare della raccolta delle firme necessarie per presentare le liste. Su questo ultimo punto ha insistito anche Riccardo Magi di +Europa: “è assurdo che con il coronavirus e con il caldo ci si metta con le mascherine per strada a raccogliere le firme: altro che assembramento. Il numero delle firme necessarie deve essere simboliche”. Ma ecco l’altra bomba. Variati in Commissione aveva parlato di una intesa con le Regioni, mentre dopo poco Bonaccini e Toti hanno liquidato come “data assurda” il 20 settembre per l’election day, su cui “non c’è alcun accordo tra Governo e Regioni”. Sì, perché la controversia riguarda non solo la data di Regionali e amministrative, ma l’accorpamento con esse del referendum costituzionale. Sull’election day il centrodestra, che ha rilanciato con il 27 settembre, non ci sente perché favorirebbe troppo M5s, che a sua volta ne fa una questione dirimente.
Qualcuno nel centrodestra è disposto ad accettare il 20 settembre purché il referendum si svolga con i ballottaggi, ma come spiega Stefano Ceccanti (Pd), sull’election day “non ci sono margini di mediazione”. La Commissione domani torna a riunirsi per votare il decreto, e si vedrà se una nuova mediazione è maturata.