Ercolano. In principio ci fu la mozione di sfiducia al sindaco Ciro Buonajuto, sostenuto per 5 anni nella buona e cattiva sorte e scaricato a quattro mesi dal voto. Poi ci fu il grottesco dietrofront imposto dal segretario provinciale Marco Sarracino – pronto a tirare le orecchie agli «improvvisati dissidenti» guidati da Luigi Luciani e Antonietta Garzia – e l’annuncio delle dimissioni da consigliere comunale di sei dei sette frondisti del Pd. Infine, il «baratto» per salvare (almeno) i gettoni di presenza dei politici di corso Resina con la decisione di «sacrificare» sull’altare della figuraccia a livello nazionale i tre assessori democrat della giunta: Carmela Saulino – l’unica a prendere le distanze dal «tradimento politico» orchestrato all’interno del circolo di corso Italia – Ivana Di Stasio e Giuliana Di Fiore, particolarmente vicina al «regista dell’operazione» Luigi Luciani. Era il 30 maggio e lo stesso Marco Sarracino ringraziava attraverso i social le tre quote rosa «per il lavoro svolto in questi anni e per avere rassegnato le dimissioni da assessore».
Ma – a una settimana di distanza – l’addio alle poltrone dell’esecutivo è rimasto solo «virtuale». Perché, a dispetto degli annunci, i tre assessori in quota Pd restano regolarmente al proprio posto. L’ennesimo segnale del caos totale in cui è precipitato il colosso d’argilla del centrosinistra all’ombra degli Scavi, a cui i ritorni di Antonio Liberti – candidato a sindaco nel 2015, travolto dal pupillo dell’ex premier Matteo Renzi – e della ondivaga Antonietta Garzia non sono bastati per costruire una valida alternativa all’attuale primo cittadino. Con conseguenze devastanti sotto il profilo della credibilità e della «tenuta» politica.
Non bastasse la farsa delle dimissioni mai viste, infatti, resta da risolvere la grana legata a Gennaro Sulipano: l’ex delegato all’ambiente – raggiunto da un atto di citazione da 60.000 euro firmato dal legale della ditta Buttol – sarebbe rimasto deluso dal comportamento dei propri «compagni d’avventura» e si sarebbe avvicinato a Piero Sabbarese. Un altro ex Pd oggi a caccia di un «posto al sole» lontano dal simbolo dem.
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