Tonino Scala.
“Napoli 1534. Tra moresche e villanelle” il nuovo disco della NCCP vince, come miglior album in dialetto, la targa Tenco. Il coronamento di una lunga e ricca carriera che ci ha regalato attraverso parole, musica e sentimenti, valori antichi in una modernità che corre inesorabile. Siamo di fronte ad un’operazione cultural-musicale imponente per tutto ciò che rappresenta in termini formativi questo disco. Una riproposizione di un repertorio antico, non semplicemente popolare, e criticamente colto. Un disco pregno di visioni di un mondo che, a ben vedere, sembra sempre più lontano, più inverosimile perché più semplice, trasparente e poetico. Più che un disco “Napoli 1534. Tra moresche e villanelle” somiglia a un piccolo manuale. Non perché aderisca letteralmente all’idea di una raccolta rigorosa, complessa o tesa all’esaustività. Ma perché ha il tono di un compendio ragionato e realizzato con cura estrema. Con questo disco c’è la chiusura di un cerchio magico che riassesta passato e futuro in un unico percorso. La “Nuova Compagnia di Canto Popolare” fu fondata nel 1966 dai musicisti napoletani Eugenio Bennato, Carlo D’Angiò, Roberto De Simone e Giovanni Mauriello ai quali si unirono Peppe Barra, Patrizia Schettino, Patrizio Trampetti, Fausta Vetere e Nunzio Areni. La formazione aveva un preciso intento: diffondere gli autentici valori della tradizione del popolo campano. Lo straordinario successo che il gruppo ottenne al Festival di Spoleto del 1972 e del 1974 segnò il suo lancio internazionale: da allora la NCCP ha ripetutamente partecipato a tutti i più importanti festival d’Europa e d’oltreoceano. Già nel nome c’era quell’aggettivo che qualificava un lavoro da ascoltare come qualcosa che non fosse, dichiaratamente, un “calco” mimetico del passato. A questo si aggiungeva il termine “compagnia”, che indicava a una sorta di “laboratorio” con valenza anche teatrale, fu così per la Gatta Cenerentola. Ed ancora “canto popolare” che indicava un campo d’indagine, di proposta, di interpretazione. Diciassette album in studio e due live all’attivo, cinque singoli e un’antologia. Cultura, ricerca, ma anche presenza, con il loro ricco bagaglio, al Festival di Sanremo. Nel 1992 vincono il Premio della Critica con la canzone “Pe’ dispietto” scritta da Carlo Faiello e nel 1998 con “Sotto il velo del cielo” sempre opera di Faiello. Questo l’immenso patrimonio culturale che la NCCP ci consegna. Carlo Faiello altro membro storico del gruppo entrò a farvi parte nel 1984 oltre ad essere autore insieme ad altri degli album Medina(1992), Tzigari (1995), Incanto acustico (1996), Pesce d’’o mare (1998). Nel 1976, prese parte alla formazione il compianto Corrado Sfogli che ci ha lasciato il 25 marzo di quest’anno per una brutta malattia, anche lui era allievo del maestro Eduardo Caliendo come Patrizio Trampetti. Sin dal suo ingresso diventò un po’ la mente operativa del gruppo, degli arrangiamenti e delle due composizioni originali soprattutto in questo disco libro testamento. Corrado anche il racconto iniziale con il quale prende corpo e anima il principe Ferrante Sanseverino, bisnipote di Roberto, Nipote di Ferdinando il Cattolico, ultimo principe di Salerno. Il nobile racconta la propria vita e il proprio divorante interesse per le musiche dei “campagnoli”, le villanelle, e quelle dei saraceni, le moresche. Una “cornice narrativa” che legittima un excursus in dieci tappe antiche, e le due moderne citate. La voce femminile è quella storica, carismatica e torreggiante di Fausta Vetere, quella maschile principale l’espressivo Gianni Lamagna che entrò a far parte del gruppo nel 1998. “Napoli 1534. Tra moresche e villanelle” pubblicato da Squilibri editore inaugura la rassegna Di canti e di storie promossa dall’editore Squilibri con la Fondazione Musica per Roma. “Fatte li fatte tuoi”, il brano che apre la scaletta, includendo lo spessore elegiaco della voce di Fausta Vetere, la fluidità melodica del discorso musicale. Oltre alla ricerca storica popolare ci sono anche due brani originali nel disco: “Moresca del Castello” (firmata da Sfogli) e “La primma vota” (di Areni, Columbro, Sfogli). Nel corso degli anni la formazione ha avuto numerosi addii e tanti avvicendamenti, oggi dopo la scomparsa di Corrado Sfogli (chitarra, chitarra battente, mandola, bouzouki), è così composta: Fausta Vetere (voce e chitarra), Gianni Lamagna (voce e chitarra), Carmine Bruno (percussioni, tamburo a cornice e tammorra), Marino Sorrentino (fisarmonica, tromba e flauto), Michele Signore (violino, mandoloncello, lyra pontiaca) e Pasquale Ziccardi (voce e basso).
Brunori Sas miglior disco assoluto.
Va a Brunori Sas, per l’album Cip!, il Premio Tenco 2020 per il miglior album in assoluto. Tosca porta a casa due premi: quello per la Miglior Canzone con Ho amato tutto (scritta da Pietro Cantarelli e portata in gara all’ultimo Festival di Sanremo) e quello per Miglior Album di interprete con Morabeza. Miglior Opera Prima è l’album Canterò di Paolo Jannacci, figlio del mai dimenticato Enzo. Il Premio per il Miglior album in dialetto va a Napoli 1534. Tra moresche e villanelle della Nuova Compagnia di Canto Popolare, mentre il Miglior album collettivo a progetto segna un ex aequo: Note di viaggio – Capitolo 1: venite avanti… (raccolta di canzoni di Francesco Guccini) e Io credevo. Le canzoni di Gianni Siviero.Brunori Sas si aggiudica la Targa Tenco con 56 voti. Gli altri finalisti, in ordine di preferenze ottenute, erano: Paolo Benvegnù con Dell’odio dell’innocenza (48 voti); Diodato con Che vita meravigliosa (45 voti); Perturbazione con (dis)amore (24 voti); Luca Madonia con La Piramide (21 voti). “Ho amato tutto” cantata da Tosca e scritta da Pietro Cantarelli ha ottenuto 52 voti per la Miglior Canzone, che va agli autori dei brani. In gara anche Diodato con Che vita meravigliosa (51 voti); Rancore con Eden (40 voti); Giacomo Lariccia con Limiti (25 voti); Beppe Gambetta con Dove Tia O Vento (24 voti). Tosca con Morabeza per la categoria Interpreti ha conquistato 93 voti. Tra i finalisti: The Niro con The Complete Jeff Buckley & Gary Lucas Songbook (57 voti); Peppe Fonte con Le canzoni di Piero Ciampi e Pino Pavone (19 voti); Beppe Dettori con (In)canto rituale – Omaggio a Maria Carta (12 voti); Maria Mazzotta con Amore Amaro (12 voti). Per la sezione Opera Prima la vittoria è andata a Paolo Jannacci con Canterò con 68 preferenze. In nomination: Buva con Quarantena (32 voti); Liana Marino con Partenze (28 voti); Lelio Morra con Esagerato (27 voti); Réclame con Voci di corridoio (26 voti).Per la targa Miglior album in dialetto, l’opera più apprezzata è stata quella della Nuova Compagnia di Canto Popolare (con 61 voti), Napoli 1534. Tra moresche e villanelle (Squilibri editore). Gli altri candidati erano: Alfio Antico con Trema la terra (41 voti); Daniele Sepe con Le nuove avventure di Capitan Capitone (36 voti); Eleonora Bordonaro con Moviti Ferma (31 voti); Sara Marini con Torrendeadomo (18 voti). Per la Targa Tenco Album collettivo a progetto hanno ottenuto ex aequo maggiori consensi (51 voti): Note di viaggio – Capitolo 1: Venite avanti e Io credevo. Le canzoni di Gianni Siviero. Gli altri progetti finalisti erano: 20 x 22 (Voci per la liberà) (29 voti); Calendario Civile (21 voti); Animantiga (19 voti). Le Targhe verranno consegnate nell’edizione 2020 della Rassegna della Canzone d’autore (Premio Tenco), in programma al Teatro Ariston di Sanremo a novembre.