L’ufficio tecnico del Comune di Ottaviano era spiato. C’erano cimici ovunque. Che qualcosa non funzionasse era già stato sospettato dai carabinieri della stazione di Ottaviano da tempo, ancora prima dell’emergenza incendi. Avevano però bisogno di certezze per incastrare il responsabile Armando Santelia, finito nel mirino con l’accusa di falso in atto pubblico e truffa ai danni del Comune. E forse per mettere nero su bianco anche altre vicende. Lo scandalo maturato nel periodo dell’emergenza roghi nel Parco Nazionale del Vesuvio – scoppiato il primo febbraio quando il giudice per le indagini preliminari, Sebastiano Napolitano, ha firmato l’ordinanza di misura cautelare per Santelia che è stato così sospeso per quattro mesi dagli uffici comunali – ha aperto un filone investigativo che potrebbe non essersi concluso. Per ora spuntano decine e decine di intercettazioni ambientali inquietanti registrate all’interno dell’ufficio tecnico, al terzo piano del palazzo comunale di piazza San Francesco che incastrano Santelia ma portano alla luce anche una serie di conversazioni tra più protagonisti, dipendenti comunali e non, che per gli inquirenti vengono definite «appetibili» per ulteriori attività investigative.
CRONACA
6 marzo 2018
Ottaviano. Vesuvio, scandalo rifiuti, il funzionario era spiato