Ercolano. Redditi eccessivamente bassi per giustificare l’acquisto di due appartamenti di lusso – uno a corso Resina e uno a Falconara Albanese, in provincia di Cosenza, in Calabria- e un tenore di vita sproporzionato rispetto alla capacità patrimoniale. Da questi accertamenti – nati nell’ambito di indagini patrimoniali – si è arrivati all’esecuzione di un decreto di confisca previo sequestro di due immobili a carico di un boss del clan Ascione-Papale, attivo tra Ercolano e Torre del Greco.
A eseguire il decreto, emesso dalla sezione per l’applicazione delle misure di prevenzione del tribunale di Napoli, i carabinieri della sezione operativa della compagnia di Torre del Greco. Il provvedimento scaturisce – si legge in una nota dell’Arma – dalle indagini patrimoniali condotte nel 2012 «dal reparto operante, sulla citata consorteria camorristica, riattualizzate dal gennaio a ottobre 2023, che hanno consentito di documentare l’intestazione fittizia di un’immobile, collocato nella storica roccaforte del gruppo criminale a Ercolano, in realtà riconducibile all’esponente del clan». Inoltre è stata dimostrata l’esiguità dei redditi dichiarati e «la loro inidoneità a giustificare l’acquisto di un ulteriore immobile nella nota località balneare calabrese di Falconara Albanese, nel cosentino, sempre riconducibile allo stesso soggetto».
Infine, le indagini portate avanti dagli uomini in divisa hanno consentito di documentare la conduzione di un tenore di vita sproporzionato rispetto alla capacità patrimoniale espressa dall’uomo. Il decreto eseguito dai carabinieri rientra in più ampio contesto di investigazioni condotte dai militari dell’Ar,a di Torre del Greco sotto la direzione della Dda di Napoli. Indagini che hanno portato, negli ultimi quindici anni, alla “parziale disarticolazione” dei clan Ascione-Papale e Birra-Iacomino, storicamente in contrapposizione tra loro per il monopolio nella gestione dei traffici illeciti sul territorio di Ercolano.
@riproduzione riservata