Novara. Riaprirà nell’estate 2017, dieci anni dopo la confisca definitiva al boss della camorra Pasquale Galasso: il castello di Miasino, con vista sul lago d’Orta, è stato consegnato ufficialmente ieri alla Regione Piemonte dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla mafia. Lo ha annunciato Aldo Rechigna, vice presidente della Regione Piemonte, alla cerimonia a cui hanno preso parte il procuratore antimafia Franco Roberti, Rosy Bindi, presidente della Commissione antimafia, e Umberto Postiglione, direttore dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati. «Non fu facile arrivare alla confisca – ha ricordato il procuratore Roberti al portale del quotidiano La Stampa -, ma alla fine ce l’abbiamo fatta e grande merito va alla Regione, che ha avuto il coraggio di farsi carico di questo bene, che comporterà un grande impegno. È una grande sfida, ma questa è la strada giusta per combattere le mafie. E la nuova legge sui beni confiscati darà grande impulso all’Agenzia».
Era il 1992 quando venne arrestato il boss Pasquale Galasso, camorrista affiliato alla Nuova Famiglia di Carmine Alfieri e “padrone” di Scafati, Striano e Poggiomarino, diventato poi collaboratore di giustizia. Aveva comprato il castello negli anni Ottanta, 29 stanze affrescate e un parco da 60 mila metri quadrati con vista sul lago d’Orta, prima sequestrato e poi confiscato definitivamente nel 2007. Ma di fatto il castello, fino al febbraio del 2015 veniva gestito e utilizzato come location per matrimoni da una società legata alla famiglia del boss e alla moglie Grazia Galise. Solo dopo l’ordine di sgombero arrivato dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla mafia, la Regione Piemonte ha potuto muoversi per chiederne l’«affidamento», su spinta del consigliere regionale del Pd Domenico Rossi, ex coordinatore di Libera Novara.
La parte più difficile, ha spiegato Rosy Bindi, è sempre quella della confisca: «Ma di certo in passato abbiamo trovato non poche difficoltà anche per la gestione e il riutilizzo dopo la restituzione dei beni alla collettività. Siamo stati bravi a confiscare, tant’è che la valutazione dei beni supera i 25 miliardi». Ma il nodo resta il loro riutilizzo: «Ogni bene confiscato che finisce in malora è una vittoria della malavita». E all’Agenzia servono uomini e risorse: «Abbiamo messo mano alla legge di riforma, ma l’Agenzia per i beni confiscati dev’essere potenziata e su questo lo Stato deve intervenire».
La Regione Piemonte è pronta, ha annunciato Reschigna: «Entro un paio di mesi sarà ultimato il progetto per la messa in sicurezza, con un impegno di circa un milione di euro, gran parte a carico della Regione e per il resto a carico di chi gestirà il bene». La destinazione sarà turistica e culturale, un progetto a cui stanno lavorando gli assessorati al Patrimonio e alla Cultura della Regione: «Entro la fine dell’estate contiamo di lanciare il bando per la gestione».