Li ha percossi violentemente con un bastone e sgozzati con un coltellaccio. I dettagli dei primi riscontri obiettivi degli inquirenti sui cadaveri di Giuseppe Diana,68enne, e Luciana Corgiolu, 62enne, sono raccapriccianti. I coniugi sono stati uccisi brutalmente tra domenica e lunedì nella loro casa di Settimo San Pietro, in provincia di CAGLIARI, probabilmente dal figlio adottivo Igor, che si era reso irreperibile da due giorni, e preso ieri sera da polizia e carabinieri dopo un conflitto a fuoco sulla pedemontana sulcitana. I poliziotti della scientifica e della squadra mobile di CAGLIARI, coordinati dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini, si sono trovati di fronte ad una scena del crimine da brividi. Ma sono gli elementi che hanno scoperto dopo che, tenuti riservati per ragioni d’indagine nei primi momenti, destano orrore: Igor Diana, ufficialmente indagato per duplice omicidio, è rimasto per alcune ore in casa con i due cadaveri, probabilmente in chat, a bere alcolici e forse consumando droga. Al mattino presto di lunedì è uscito di casa con il pick up Ford del padre morto, ha fatto colazione al bar e ha iniziato la fuga. La prima traccia la lascia martedì mattina nella zona del Poetto di CAGLIARI, dove ha effettuato un prelievo con il bancomat (aveva con se anche una carta di credito) e da quel debole indizio i poliziotti della mobile lo hanno letteralmente braccato. Era stata predisposta peraltro (non essendo ancora indagato) una ricerca per persona scomparsa ed era quindi attivamente ricercato da polizia, carabinieri, Gdf, forestale e dalle polizie municipali. Fino all’epilogo di ieri sera.
Il giovane, nato nell’88 a San Pietroburgo, era stato adottato dalla coppia uccisa circa vent’anni fa insieme al fratello 24enne, ma aveva un carattere difficile. Anni fa era stato nell’Esercito, come il fratello (attualmente in servizio a Teulada e che ha collaborato con la polizia), ma era completamente diverso: viene descritto come violento e con un profilo psicologico problematico. Un post su facebook desta interesse degli investigatori: una maschera su sfondo nero con la scritta “Non provocare mai più del dovuto una persona buona. Lei osserva, medita, riflette…Ma quando agisce lo fa con un solo intento Distruggere chi le ha fatto del male”. Ed è proprio per questo che gli uomini di Fabbrocini non hanno smesso un attimo di cercarlo, così come i carabinieri. Temevano potesse essere pericoloso per se stesso e per la gente, ma con estrema calma Fabbrocini non ha diffuso notizie che potessero creare allarme sociale o psicosi, o vantaggi al ricercato. Fino a quando ieri sera la fuga di Igor Diana si è conclusa sulla statale sulcitana. L’uomo è ora piantonato all’ospedale Cto di Iglesias dov’è tutt’ora ricoverato in stato di arresto e di indiziato di delitto per l’omicidio dei genitori.