– Ieri aveva parlato di “un complotto del mondo arabo”, oggi ha accusato la giovane infermiera spagnola alla quale avrebbe prelevato a forza 8 ovuli di essere “una dell’Isis. Lei l’ha buttata su quella cosa – ha detto – perche’ l’ho scoperta”. E’ arrivata a tanto l’autodifesa di Severino Antinori, il ginecologo agli arresti domiciliari a Roma da quattro giorni per rapina pluriaggravata e per lesioni dolose aggravate. Autodifesa che fin da subito ha messo in atto, parlando al telefono e addirittura parlando dalla finestra di casa, violando cosi’ la disposizione con cui il gip milanese Giulio Fanales gli ha vietato di “comunicare con persone diverse da quelle che con lui coabitano o lo assistono”. Cosi’ il ‘professore’ sta rischiando quello che in gergo si chiama aggravamento della misura cautelare che in altri termini significa finire in carcere. Carcere che peraltro era stato gia’ chiesto dal procuratore aggiunto di Milano Nunzia Gatto e dal pm Maura Ripamonti, ma che il giudice aveva rigettato sostenendo che fossero sufficienti i domiciliari. E mentre il ginecologo lancia scomposte bordate alla donna che, dalla ricostruzione della magistratura, al momento risulta essere una sua vittima, si pone il problema del destino dei quattro embrioni sequestrati dai carabinieri del Nas alla clinica Matris, poco dopo la denuncia della ragazza che lo scorso 5 aprile sarebbe stata trascinata a forza in sala operatoria, sedata e sottoposta al prelievo degli ovuli. Ovuli che sarebbero stati subito fecondati con i gameti maschili depositati e conservati nella struttura da parte di tre uomini in lista d’attesa con le rispettive mogli o compagne per la fecondazione eterologa. Gli embrioni, stando a quanto e’ stato spiegato, allo stato figurano come corpi del reato (ad Antinori, infatti, oltre alle lesioni viene contestata la rapina degli ovuli). Corpi del reato del tutto ‘particolari’ in quanto sono stati modificati con la fecondazione e appartengono in parte alla vittima della rapina e in parte agli uomini delle tre coppie. Quindi sia la vittima che le coppie avrebbero il diritto di reclamarli. Un intricato nodo giuridico, su cui c’e’ un vuoto legislativo e giurisprudenziale, e che dovra’ probabilmente essere sciolto prima dai giudici del Riesame e poi da quelli dei vari gradi di giudizio. Qualora venisse deciso di consegnare gli embrioni alle coppie, certamente, da quanto e’ stato riferito, ci vorra’ il consenso dell’infermiera. Al momento, comunque, l’unico a chiedere al Riesame il loro dissequestro, assieme a quello di tutta la clinica Matris di via dei Gracchi con tutto quello che conteneva e la revoca della misura cautelare, e’ stato, tramite i suoi legali, proprio Antinori che, peraltro, venerdi’ comparira’ davanti al gip di Roma per l’interrogatorio di garanzia. Gli inquirenti, poi, da quanto e’ trapelato, starebbe indagando anche su una presunta compravendita di ovuli alla clinica Matris in violazione della Legge 40 aggiornata nel 2015 e che prevede il divieto di vendita di ovuli che possono essere soltanto donati gratuitamente. Intanto, nell’ambito dell’inchiesta si sta procedendo a redigere anche l’inventario di tutto il materiale biologico sequestrato nella clinica di Antinori e ora conservato alla Mangiagalli, struttura del Policlinico. Su questo materiale e’ possibile fare istanza di restituzione da parte dei legittimi proprietari, anche se l’iter sara’ lungo e l’ultima valutazione spettera’ sempre alla magistratura.
CRONACA
17 maggio 2016
Antinori shock: “L’infermiera fa parte dell’Isis, mi vuole incastrare”