Quattro misteri irrisolti nella storia criminale di Castellammare di Stabia potranno essere chiariti grazie alle ocnfessioni di Renato Cavaliere, il killer pentito del clan D’Alessandro le cui orime rivelazioni sono state depositate ieri al processo per l’omicidio Tommasino. Quattro delitti di camorra, sicuramente meno eclatanti di quello del consigilere comunale del Pd, ma che si inseriscono nella stessa stagione di sangue che tra l’autunno 2008 e la primavera 2010 macchiò Castellammare e la vicina Gragnano. La firma era sempre la stessa: clan D’Alessandro di Scanzano. Tutti consumati nella staguone guidata dal boss Vincenzo D’alessandro, figlio del fondatore della cosca, che volle segnare il predominio del caln dopo gli anni bui seguiti dalla faida con gli ex cutoliani Omobono-Scarpa che nel 2004 fece perdere a Scanzano pezzi da novanta come Giuseppe Verdoliva, alias “Peppe l’autista” e Antonio Martone, rispettivaente uomo di fiducia e cognato di Michele D’Alessandro.
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