Il padre di una giovane donna Nohemi Gonzalez uccisa nel massacro di Parigi lo scorso novembre ha citato in giudizio Google, Facebook e Twitter, sostenendo che le società hanno fornito “sostegno materiale” per gli estremisti. “Per anni, avrebbero permesso consapevolmente ai terroristi dell’Isis di usare i loro social network per diffondere propaganda estremista, raccogliere fondi e arruolare nuove reclute” I documenti sono stati presentati in un tribunale della California, come riferisce la BBC. Nella denuncia presentata dal padre dell’unica vittima americana del Bataclan viene specificato che “il supporto materiale (fornito dai colossi del web, ndr) è stato strumentale alla crescita dell’Isis e gli ha permesso di portare a termine numerosi attacchi terroristici, compresi quelli del 13 novembre 2015 a Parigi, in cui più di 125 persone sono rimaste uccise, compresa Nohemi Gonzalez”. Secondo il padre della ragazza, senza Twitter, Facebook e Youtube “la crescita esplosiva dell’Isis nel corso degli ultimi anni fino a diventare il più temuto gruppo terroristico del mondo non sarebbe stata possibile”, perché proprio loro avrebbero messo a disposizione le infrastrutture necessarie affinché il messaggio dell’Isis si diffondesse. Le tre società online hanno respinte tutte le accuse, ribadendo il proprio impegno contro i terroristi attivi sui social. Secondo le leggi degli Stati Uniti, le compagnie online non sono tendenzialmente responsabili dei contenuti pubblicati dagli utenti sulle loro piattaforme.
CRONACA
17 giugno 2016
Fcebook, Google e Twitter sotto accusa: “Hanno aiutato l’Isis”