«Bereavement». Ossia lutto. Così scrive Maria Rita Massaro, lecturer in Marketing presso l’Università di Bedforshire sulla sua pagina fb. Laureata all’università di Salerno, con un dottorato di ricerca alla Seconda Università degli studi di Napoli, per oltre un anno ha lavorato all’Università di Cambridge prima di arrivare a Luton. «Rispetto la scelta degli inglesi e la loro libertà. Ma oggi diciamo addio alla Gran Bretagna e benvenuta alla piccola Inghilterra», un commento amaro di chi vede infrangersi un sogno. «Con i colleghi del mondo accademico eravamo convinti che non sarebbe andata così», spiega Maria Rita, «in molti ora temono per la propria posizione lavorativa». Quello che fa male è il sentirsi rifiutati: «Quando sono arrivata abbiamo vissuto un sogno, una realtà multietnica, una nuova terra che ci ha accettati. Ora cosa rimane di questo? è stata un’illusione». Per lei «più che le ragioni economiche, dietro l’esito c’è la xenofobia e il voto dei ceti popolari». Incredubilità anche per Giorgio Lippolis, senior project manager originario del casertano, che vive a Londra con moglie e figlio: «Il risultato è legato a paura, rabbia, disinformazione. In tv ho assistito a dibattiti e penso che le argomentazioni, da ambo i lati, siano state fuorvianti. Era un referendum sull’identità culturale ma sentivo parlare solo di convenienze economiche». A dominare ora è l’incertezza sul futuro: «Sono italiano residente all’estero, ho appena comprato casa. Eravamo intenzionati a prendere la cittadinanza tra tre anni, appena possibile ma adesso non sappiamo come andrà a finire».