Si dice amareggiato dalla Brexit il Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane. Gaetano Manfredi, ingegnere, è alla guida la Federico II dal 2014 e lo scorso settembre è stato eletto a capo della Crui. «Questo risultato rappresenta una battuta d’arresto per l’idea di Europa che stiamo coltivando», ha detto Manfredi, «non possiamo negare che l’Inghilterra rappresenti un pezzo importante di Europa». Il rettore dell’Università Federico II è convinto che l’esito sia anche «indice della scarsa comprensione della società da parte della politica di oggi». «Esistono attualmente troppe diseguaglianze territoriali, sociali e generazionali di cui non si tiene conto», ha continuato, «non è un caso che i giovani si siano espressi in massa per la permanenza in Europa e gli anziani contro». Per cui «il risultato è che a dominare sono state le decisioni istintive, dettate più che altro dalla paura che tende a far crescere l’egoismo». I giovani sarebbero rimasti nell’Ue, la loro scelta è stata quella del “Remain”. Ma, al loro posto, hanno deciso gli adulti, forse spaventati dalla perdita di privilegi e da frontiere troppo flessibili. Il 75% dei votanti tra i 18 e i 24 anni ha, infatti, votato per rimanere nell’Unione. Gli scenari sono in divenire. Per la prima volta in assoluto, l’Ue dovrà fronteggiare la richiesta di “lasciare” da parte di un membro. Anche molti studenti universitari guardano con timore alla volontà espressa dagli inglesi. Soprattutto sotto il profilo Erasmus. «A livello accademico la Gran Bretagna era una delle mete di maggior successo sia per i programmi di formazione all’estero sia per la capacità di attrarre talenti», ha analizzato il Presidente della Crui, «al momento non è possibile prevedere cosa cambierà perché tutto dipenderà dagli accordi futuri. Quello che è certo è che ci sarà un rallentamento delle opportunità». Ma per Gaetano Manfredi, in tal senso, potrebbero aprirsi nuove chance: «Dovremo essere pronti ad intercettare quella parte di opportunità che la Gran Bretagna lascerà senza presidi. Leggo, in questo senso, una nuova sfida da cogliere per il nostro Paese». Secondo Manfredi, l’Europa ora deve serrare i ranghi: «E’ il momento di mettere in campo la politica, tanta politica a livello italiano e a livello europeo. Quella politica capace di far vincere e rafforzare la prospettiva positiva di crescita, sviluppo e integrazione necessaria per evitare il rischio contagio».