Fu un amaro lucano indigesto, ora è solo un brutto ricordo. A poco meno di tre anni di distanza dalla denuncia scattata nell’agosto del 2013, s’è concluso con un’assoluzione «perché il fatto non costituisce reato» l’iter giudiziario d’un giovane tifoso della Salernitana, finito nei guai per una gara amichevole disputata dalla formazione granata a Lagonegro, con sparring partner i dilettanti del Real Metapontino. G.S. (queste le sue iniziali) all’epoca della vicenda stava scontando un provvedimento Daspo (il “Divieto d’accedere a manifestazioni sportive”) con prescrizione di firma. Il ragazzo non si recò in Basilicata per assistere all’effimera partita pre-campionato della sua squadra del cuore, però neppure in Questura come la “misura” di cui era stato destinatario gli imponeva. E nei giorni seguenti il supporter si vide contestare la violazione dell’obbligo di presentazione agli uffici di polizia.
Quel test match, infatti, fu etichettato come un appuntamento “ufficiale”, alla stregua delle gare di campionato e Coppa Italia. La sottilissima linea di confine tra partita “vera” e simulazione d’incontro ch’è invece paragonabile a un semplice allenamento, in soldoni, viene ritenuta “tracciata” dalla presenza in campo d’un arbitro (con due assistenti) regolarmente iscritto all’Aia, designato e retribuito per dirigere la sfida in questione, oltre al pagamento d’una “tassa” per l’organizzazione da versare alla Federazione. Così scattò la denuncia a carico del tifoso, cui quel test tra Salernitana e Real Metapontino rischiava di costar carissimo, tanto che s’è ritrovato alla sbarra dinanzi al Tribunale di Salerno per la mancata firma impostagli dal Daspo.
Il giovane, difeso dall’avvocato Ciro Romano, è stato assolto «perché il fatto non costituisce reato». E la sentenza emessa dal giudice Edvige Crisci potrebbe fare “giurisprudenza”. Il verdetto che scagiona G.S., di fatto, riconosce la legittimità della pur inconsapevole “omissione” del sostenitore granata, convinto di non dover rispettare la prescrizione dell’obbligo di presentazione in Questura in una gara non inserita nel calendario calcistico (il campionato di Lega Pro, cui i granata presero parte nella stagione 2013/2014, sarebbe cominciato qualche settimana dopo). Le amichevoli d’agosto, poi, hanno inevitabilmente minor risalto anche dal punto di vista mediatico rispetto alle partite “vere”. Di conseguenza, a dirla fuori dal linguaggio giuridico, c’è il serio pericolo che – come si verificò in quel caso – la Salernitana scenda in campo per far “rodaggio” in preparazione delle sfide “da 3 punti” e molti supporters neppure ne siano a conoscenza. Ragioni, esposte in aula dal legale Romano, riconosciute dal Tribunale. Per G.S., ora, quell’amaro lucano non è più così indigesto…