Dopo la scomparsa di Bernardo Provenzano sono ancora tre i boss dei Corleonesi ancora in vita e tutti si trovano in carcere: Salvatore Riina, Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca. Con loro dietro le sbarre anche il boss palermitano Salvatore Lo Piccolo. Resta in libertà invece Matteo Messina Denaro.
SALVATORE RIINA. Il ‘Capo dei Capi’ dei Corleonesi, oggi 85enne, è stato arrestato il 15 gennaio 1993 a Palermo e sta scontando l’egastolo. Figlio di contadini dopo aver conquistato l’egemonia nel suo Paese natale insieme alla banda guidata da Luciano Liggio con l’uccisione del boss locale Michele Navarra, ‘Totò U Curtu’ nel 1969 con la strage di Viale Lazio, dove fu ucciso il boss Michele Cavataio, entra di prepotenza nella scena della mafia palermitana. Con gli assassinii nel 1981 di Stefano Bontate e Salvatore Inserillo diede il via alla seconda guerra di mafia al termine della quale prese il controllo della malavita cittadina. Riina è considerato il mandante di diversi omicidi il più grave dei quali è la strage di Capaci dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone.
LEOLUCA BAGARELLA. Storico braccio destro di Totò Riina del quale è anche il cognato, oggi ha 74 anni ed è detenuto dal 24 giugno 1995. Killer spietato, è considerato l’esecutore materiale di centinaia di delitti nel corso della seconda guerra di mafia e di altri eccellenti fra i quali quello del commissario Boris Giuliano e del piccolo Giuseppe Di Matteo. Dopo l’arresto di Riina, Bagarella prese il comando dell’ala militare di Cosa Nostra che era favorevole alla continuazione della cosiddetta strategia stragista prima di essere catturato.
GIOVANNI BRUSCA. Oggi, 59 anni, Brusca è il più noto pentito di Cosa Nostra. Capo del mandamento di San Giuseppe Jato è stato arrestato il 20 maggio 1996. Brusca ricoprì un ruolo fondamentale nella strage di Capaci in quanto fu l’uomo che spinse il tasto del radiocomando a distanza che fece esplodere il tritolo piazzato in un canale di scolo sotto l’autostrada facendo saltare in aria le auto di Giovanni Falcone e della sua scorta. Dopo il pentimento, la condanna gli è stata ridotta dall’ergastolo a 20 anni di relcusione.SALVATORE LO PICCOLO. Palermitano, 73 anni, è stato arrestato insieme al figlio Sandro il 5 novembre 2007. Dopo l’arresto di Bernardo Provenzano strinse un’alleanza di ‘non belligeranza’ con Matteo Messina Denaro per il controllo di Cosa Nostra. Condannato all’ergastolo, il suoi clan era molto attivo nel settore dello spaccio di droga e della gestione degli appalti.
MATTEO MESSINA DENARO. La ‘primula rossa’ di Cosa Nostra. E’ l’uomo più ricercato d’Italia e l’attuale capo della Mafia dopo esserlo stato inizialmente di quella trapanese. Oggi ha 54 anni. E’ irreperibile dal 1993.