Dopo la sua fuga d’amore era diventata il nemico pubblico numero uno. Più dei rivali del clan Birra, più dei boss avversari, più dei killer che giravano in strada con le mitragliatrici nascoste nel giubbotto. Perché lei, Antonella Madonna, aveva colpito al cuore il clan, infrangendo la legge dell’onore e tradendo suo marito – il boss Natale Dantese – con un marittimo di Torre del Greco. Una “scappatella” che le è costata un pestaggio in un hotel di Terzigno insieme al suo amante. Poi l’addio ai “gradi” di donna boss e anche una serie infinita di ritorsioni e minacce che – già prima del suo pentimento – travolsero la sua famiglia. Come i messaggi su Facebook alle sue figlie, e soprattutto il sequestro di suo padre, l’ultimo episodio della saga criminale che vede protagonista l’attuale collaboratrice di giustizia. Una vicenda raccontata direttamente dalle parole della donna la cui storia è diventata, nei mesi scorsi, addirittura un documentario finito sui canali di Sky. Il padre della pentita che ha tradito due volte la camorra – «l’ho fatto per amore delle mie figlie», le parole di Antonella Madonna – racconta dell’incredibile episodio che fece seguito alla spedizione punitiva che portò alla scoperta del tradimento e allo sfratto della donna che, fino al 2010, ha gestito la cosca con base in via Canalone. Secondo il racconto del padre della pentita, nel 2011 i fratelli del boss Dantese – coinvolti nel blitz di ieri – lo avrebbero portato via da casa con «modi bruschi» per condurlo in un vicolo di via Canalone, il quartier generale del clan imparentato con i Suarino. I fratelli del boss, secondo il racconto del padre di Antonella Madonna e della stessa collaboratrice di giustizia, cercavano armi in una “stalla” di famiglia. L’uomo sarebbe stato obbligato a scavare una buca nel muro per ritrovare le armi che Dantese avrebbe nascosto tra le mattonelle. «Se non le trovi ti atterriamo a te lì dentro», le minacce raccontate dall’uomo. Una “fossa” che sarebbe potuta diventare la tomba del padre della super-pentita che però venne liberato, come da lui stesso ammesso, poco dopo aver cercato senza risultati le armi del clan. Si perché pistole e fucili, come racconta Antonella Madonna, erano già state spostate e vendute per pagare una partita di droga. Un’arma che la stessa pentita, rischiando anche la vita, usò contro il clan Ascione. «Porcelli – racconta la pentita parlando di uno degli indagati – mi intimava di restituire le armi». Antonella Madonna, però, si rifiutò, usando una menzogna. «Dissi che avevo scritto una lettera che aveva mia madre nella quale c’era scritto dove erano le armi». Un modo per “ricattare” i soldati della cosca, almeno fino al suo pentimento. Nel provvedimento di custodia cautelare eseguito ieri matti-na, però, si parla anche delle vendette messe in campo dai Suarino (costola degli Ascione) e della taglia da 50mila euro che gli imprenditori della camorra avrebbero messo a disposizione del killer-pentito, Ciro Gaudino per uccidere l’ex lady clan. La cosca, secondo i pentiti, era stata in grado di individuare anche la località protetta nella quale era stata condotta l’ex moglie del boss. Ma il sicario si tirò indietro, rifiutandosi di commettere il delitto poco prima del suo pentimento. Intrecci di una storia da film scritti con il sangue nei vicoli della camorra.
CRONACA
13 luglio 2016
Torre del Greco-Ercolano. La donna-boss ora pentita picchiata in un albergo per la sua scappatella