Tutti affacciati alle finestre, sfidando la pioggia e l’inedito freddo di fine luglio. Nel cuore delle Fornelle, in piazzetta Matteo D’Aniello, anche il clima ha amplificato la sensazione di esser tornati a quella maledetta sera del 19 febbraio. Le urla si sono ripetute proprio come nel momento in cui fu trovato il corpo di Eugenio Tura de Marco, il carrozziere 60enne ucciso dal fidanzato della figlia, Luca Gentile, reo confesso dopo qualche ora in un sabato sera che nessuno riesce a dimenticare. Il giovane, ieri mattina, per la seconda volta dopo il delitto è tornato nell’appartamento al primo piano del Centro Storico per l’incidente probatorio.
Tre quarti d’ora di fuoco. Parole grosse, scontri accesi e le lacrime a chiudere quarantacinque minuti in cui il 21enne ha provato in ogni modo a dimostrare al giudice per le indagini preliminari, Pietro Indinnimeo, che la sua reazione fu generata soltanto da una provocazione, da un’offesa che gli ha fatto scattare in testa quel meccanismo istintivo che gli ha fatto perdere ogni freno. Pochi minuti dopo le dieci, la caratteristica piazzetta delle Fornelle è tornata a riempirsi. Nessuno ha fatto caso alle frasi di Alfonso Gatto che adornano le mura: lo sguardo di tutti si è rivolto subito a quella finestra ancora infranta, e poi alla porta d’ingresso dell’abitazione, “difesa” da un arco. I sigilli sono stati presto tolti, facendo tornare Luca sulla scena del delitto sotto gli occhi dei suoi difensori (gli avvocati Enrico Lizza e Luigi Gassani), dei tecnici di parte e della Procura, del sostituto procuratore titolare delle indagini, Elena Guarino. Non c’era, invece, Daniela Tura de Marco che ha rifiutato la convocazione.
+++GLI APPROFONDIMENTI NELL’EDIZIONE ODIERNA DEL QUOTIDIANO METROPOLIS IN EDICOLA+++