Sulla carta, erano imprenditori-falliti. Un “marchio” impresso da due differenti sentenze, la prima legata al crac della Deiulemar compagnia di navigazione e la seconda legata al crac della cosiddetta società di fatto costituita dai componenti delle famiglie Della Gatta-Iuliano-Lembo. Ma, in realtà, non avevano perso le “abitudini da ricchi” consolidate in anni di leadership economica all’ombra del Vesuvio: feste extra-lusso, vacanze da sogno e importanti investimenti finanziari. Un tenore di vita da nababbi, sventolato – in alcuni casi, come i party vip a Napoli e le serate da sogno a Capri, immortalate in alcuni video pubblicati da ex obbligazionisti su Facebook – sotto gli occhi delle disperate vittime della “Parmalat del mare” all’ombra del Vesuvio. Un tenore di vita finito immediatamente sotto i riflettori della procura di Torre Annunziata, pronta a scrivere – al termine delle indagini condotte dai pubblici ministeri Emilio Prisco e Sergio Raimondi – la parola fine alla vita da nababbi-falliti di Angelo Della Gatta e Pasquale Della Gatta. Finiti nuovamente dietro le sbarre – insieme al prestanome Dante Di Francescantonio, nato in Libia e residente a Verona – per avere distratto ingenti somme dal loro patrimonio allo scopo di danneggiare i creditori della società di fatto costituita con i restanti armatori-vampiri. Insieme ai tre destinatari delle misure cautelari firmate dal gip Antonio Fiorentino del tribunale di Torre Annunziata – i due fratelli attualmente sono rinchiusi nel carcere di Poggioreale – risultano indagati nell’ambito dello stesso procedimento il comandante Giuseppe Lembo, il figlio Leonardo Lembo e Giovanna Iuliano (erede dello storico “capitano” Michele Iuliano). L’inchiesta-bis scattò proprio all’indomani del fallimento della società di fatto – la cui competenza è rimasta a Torre Annunziata – e ruota intorno ai movimenti finanziari eseguiti dai due fratelli per “salvare” parte del tesoretto di famiglia dall’aggressione dei creditori. Come accertato dagli investigatori, le feste e i viaggi all’estero costituivano solo la punta dell’iceberg della “bella vita” portata avanti da Angelo Della Gatta e Pasquale Della Gatta. Attraverso il coinvolgimento del prestanome Dante Di Francescantonio – a conoscenza dello status di falliti della coppia di armatori e titolare di fatto di una società immobiliare del Salernitano – i due fratelli avrebbero provato a investire la somma di 500.000 euro in contanti per l’acquisto di quote societarie. Un piano criminale scoperto grazie una serie di intercettazioni telefoniche e acquisizione di e-mail tra i tre indagati: messaggi di posta elettronica da cui si evincerebbe, la convinzione della procura di Torre Annunziata, la volontà di Angelo Della Gatta e Pasquale Della Gatta di distrarre fondi dal proprio patrimonio in modo da sottrarre soldi alla curatela fallimentare e conseguentemente ai creditori. Il provvedimento firmato dal gip Antonio Fiorentino prevede – insieme al sequestro della somma di 500.000 euro – il sequestro di una Audi A3 e una Smart nonché di una moto Yamaha T Max tutti intestati a prestanome, tra cui una nipote di Pasquale Della Gatta. I restanti indagati, invece, dovranno chiarire – insieme ai soci finiti in galere – una lunga serie di operazioni legate a doppio filo all’hotel Sakura, inserito tra i principali beni della Deiulemar compagnia di navigazione.
CRONACA
16 luglio 2016
Torre del Greco. Party, viaggi-vip e investimenti. Deiulemar, in cella i Della Gatta