di DARIO CIOFFI
Dove non arriveranno le gambe, dovrà riuscirci l’orgoglio. Il secondo turno di Tim Cup, all’alba d’agosto e dopo neppure un mese di preparazione, sarebbe partita da non prender troppo sul serio. Però è Benevento-Salernitana, un derby, con tutti i significati che porta con sé. E allora al diavolo i pur umanissimi e legittimi alibi dell’acido lattico che “appesantisce” i calciatori, e del mercato che dovrà ancora completare squadre che si presentano al debutto stagionale inevitabilmente, e dichiaratamente, come cantieri aperti.
Sannino – con ogni probabilità – andrà di 4-4-2, il sistema di gioco su cui la Salernitana ha lavorato con più intensità nel ritiro di Sarnano, quello che dà al momento maggiori garanzie. Del resto, al di là d’ogni complessa o articolata riflessione, la verità è che i granata si presentano alla prima notte di Coppa con gli uomini contati. Undici titolari validi, pochissime alternative spendibili in panchina. Un solo dubbio, al centro della difesa: capitan Tuia è favorito su Schiavi, per far coppia con Bernardini dinanzi a Terracciano. E poi Laverone e Vitale terzini, Moro e l’ultimissimo arrivato Busellato in mediana (dentro dal 1’ dopo appena due giorni trascorsi in gruppo causa la squalifica di Odjer), Caccavallo e Zito esterni di centrocampo per provare a metter palloni invitanti ai “gemelli del gol” Coda e Donnarumma. Insomma, al di là dell’atteggiamento tattico, per caratteristiche e storia degli interpreti, è una squadra d’assalto.
Non da meno, in quanto a vocazione offensiva, il Benevento. Baroni farà 4-2-3-1, con il trio Melara-Ciciretti-Ceravolo a sostegno di Puscas. Clienti mica semplici da tener a bada.
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