Era capace di intendere e volere quando firmò il testamento attraverso il quale destinava tutti i suoi beni alla sua convivente. Nemmeno un immobile o porzione ai quattro figli che hanno poi impugnato il provvedimento ritenendo il testamento falsato in quanto il padre, al momento della firma davanti al notaio, non era in grado di intendere e di volere. Di ciò, però, non ne sono convinti i giudici della Cassazione che hanno rigettato il ricorso presentato dai quattro parenti del defunto. In particolare, i figli hanno impugnato la sentenza in Appello chiedendo che fosse dichiarata la nullità del testamento olografo attraverso il quale aveva nominato la sua convivente quale erede universale, in quanto si sarebbe trattato di testamento apocrifo e comunque redatto in stato di incapacità di intendere e di volere.
CRONACA
10 agosto 2016
Torre Annunziata, lascia tutto alla sua nuova donna, ma i figli…