Dal traffico di ecstasy e cocaina alla vendita di auto. Rino Bonifacio, 48 anni di cui venti trascorsi in carcere, ritenuto uno dei narcos più potenti in Italia, tenta di riprendersi così la vita. In questi giorni d’agosto è tornato nella sua Gragnano ed a sentirlo parlare fa di tutto per ridimensionare gli anni passati al di là della legge. Un volersi scrollare quel malaffare che, fino a qualche mese fa, gli ha tolto la totale libertà per metà della sua vita ma lasciandogli ancora un bell’aspetto nonostante gli anni di carcere. Dall’Olanda ha fatto arrivare l’ecstasy in Italia e persino questa illegale e “micidiale” attività di “importazione” Rino Bonifacio tenta di giustificare: “Una sola volta l’ho provata l’ecstasy. Ci sono arrivato dopo uno studio sul principio attivo. Mi spiegarono che era una sostanza che veniva distribuita ai reduci del Vietnam per migliorare stati di depressione. Mi hanno chiesto se sono pentito delle morti che ho causato tra i giovani che hanno fatto uso di ecstasy che vendevo in Riviera romagnola. Non posso pentirmi di una causa che non mi appartiene. Ho introdotto in Italia ecstasy che è stata poi ‘tagliata’ e mischiata con acidi o ingerita insieme ad alcool. Questa è la colpa dei decessi registrati”. Prova a “pulirsi la coscienza Rino l’Elit” e che tornato libero da alcuni mesi ora è responsabile di una concessionaria di auto a Milano. Inutile chiedergli come sia possibile che uno che ha fatto vent’anni di carcere poi trovi subito un lavoro. Si limita ad una scrollata di spalle, come dire “sa, rapporti…”. In ogni caso una scelta diversa dal tenore di vita che ha condotto per anni, tra il malaffare a livelli internazionale e la vita da mille e una notte. Già, perché dopo il maxisequestro di 1000 chili di cocaina provenienti dalla Colombia, gli sono stati confiscati ben cinque milioni di euro. Soldi, tanti, che Bonifacio sapeva spendere tra serate infinite e belle donne. Ad incastrarlo il lavoro incessante degli inquirenti che, anche dopo le confessioni di un pentito della mafia del Brenta (un tempo legato al boss Maniero) ha portato all’arresto del narcotrafficante di Gragnano, emigrato con i suoi affari fuorilegge a Milano. “Ero uno scugnizzo e mi divertivo a ‘giocare’ con i turisti che arrivavano a Castellammare di Stabia” racconta “mentre i turisti gettavano i soldi nello specchio di mare antistante la fontana dell’acqua della Madonna, vicino al porto, noi ci tuffavamo per riprenderle ma nel frattempo un altro gruppetto di amici rubava le auto che gli stessi avevano lasciato poco distante in parcheggi incustoditi”. Rino Bonifacio racconta così la sua infanzia, i primi anni di una vita tra ciò che poteva essere e non è stato e poi è scivolata prima piccoli reati e poi nel grande salto degli affari della tra Gragnano, Napoli e Milano. Ma ora giura che il passato è lontano. E lui è pronto a ripartire. Stavolta dalla parte di una vita semplice, forse meno bella ma sicura-mente non “Malabellavita” come il titolo del suo libro.
CRONACA
16 agosto 2016
Gragnano. Il narcos libero dopo 20 anni si confessa: “Vendevo ecstasy dopo averla studiata”. Ora vende auto