Tra entusiasmo, ironia e qualche perplessità le immagini del Pompei Time si stanno diffondendo rapidamente. Per chi abita nella zona vesuviana impossibile non imbattersi in uno dei manifesti affissi a scopo promozionale. Una circostanza che non è sfuggita anche ai vertici del Santuario mariano che, per il momento, preferiscono non commentare ufficialmente la scelta degli imprenditori locali di utilizzare l’icona della Vergine per commercializzare i loro prodotti. Quello che trapela, per ora, è che non esiste alcuna forma di tutela giuridica per le immagini sacre. Insomma, la Beata Vergine del Rosario di Pompei non sarebbe tutelata dal copyright, circostanza che renderebbe più difficile utilizzare a scopri commerciali l’immagine della Madonna. Alcune Arcidiocesi, come quella di Napoli ad esempio, sono dotate di una serie di norme per la riproduzione dei beni culturali ecclesiastici. Una delle norme dettate dall’ufficio beni culturali della Curia napoletana prevede che edifici sacri, quadri, tele, affreschi, statue, paramenti e arredi sacri non possano essere ripresi o fotografati se non prima di aver ottenuto specifica autorizzazione da parte del Vescovo rilasciata attraverso un apposito ufficio e solo in seguito alla valutazione sul carattere dell’iniziativa. Un elenco dettagliato di limitazioni proprio per evitare spiacevoli situazioni ed essere pronti a impedire utilizzi impropri. Il Santuario mariano pare non sia provvisto di analoghe norme per disciplinare la riproduzione dei beni che ricadono nell’Arcidiocesi di Pompei. In assenza di una disciplina specifica a tutela dei simboli religiosi legati alla tradizione pompeiana, non è chiaro se e come la Curia possa o intenda intervenire.
CRONACA
20 agosto 2016
La Madonna di Pompei negli orologi, ma la Chiesa non ha il copyright