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Santa Maria la Carità. Morì sul cantiere e smontarono le impalcature: 5 indagati
CRONACA
20 agosto 2016
Santa Maria la Carità. Morì sul cantiere e smontarono le impalcature: 5 indagati
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Avrebbero tentato di camuffare la morte dell’operaio di Santa Maria la Carità per coprire un abuso edilizio. Sono queste  le  novità  contenute nell’avviso  di  conclusione delle  indagini  a  carico  dei cinque, tra costruttori e forze dell’ordine, fini nei guai per la  morte  di  Andrea  Cuomo, 57  anni,  in  un  cantiere  di Salerno.  Precipitò  da  tre metri e mezzo, era su un’impalcatura  e  sarebbe  caduto a  causa  di  un  infarto.  Ma non è chiaro se  la trombosi coronaria  sia  stata  causata dalla  ripida  caduta  oppure sia stata la causa della perdita  di  equilibrio.  Fatto  sta che  i  presenti  sul  cantiere fecero di tutto per camuffare la morte, almeno secondo la Procura di Salerno, facendo smontare  l’impalcatura  agli operai presenti, per poi raccontare di aver visto Andrea Cuomo  accasciarsi  a  terra. Questo lo sostiene il sostituto procuratore  Elena  Guarino nell’avviso  di  conclusione delle  indagini  notificato  ai cinque indagati: i costruttori Antonio e Annalisa Pastore, padre e figlia; al direttore dei lavori  Giovanni  Luigi  Nocera, al figlio Umberto Nocera, titolare della ditta che aveva commissionato la costruzione del  complesso  residenziale a  Salerno.  Infine  anche  al tenente colonnello Francesco Merone. L’ufficiale dell’Arma, proprio  durante  l’incidente, era  nel  cantiere.  L’accusa verso di lui è quella di aver coperto i costruttori non raccontando l’esatta dinamica di quanto era accaduto. Per l’ex comandante del reparto operativo di Salerno l’accusa è di favoreggiamento,  in  quanto non  solo  avrebbe  mentito ma  sarebbe  responsabile  di omessa  denuncia  in  quanto un pubblico ufficiale, anche se non in servizio.E’  contestato  l’omicidio  colposo  invece  ai  titolari  della Pastore  Srl,  padre  e  figlia, in  quanto  responsabili  dei mancati controlli sanitari e di visite mediche agli operai. In effetti  l’autopsia  ha  rilevato una  patologia  cardiaca  che non avrebbe mai consentito ad Andrea Cuomo di lavorare su quel ponteggio, oltretutto senza protezione. L’ordine di simulare una morte naturale per  infarto  sarebbe  partito invece  dal  titolare  Antonio Pastore e la responsabilità è al direttore dei lavori Giovanni Luigi Nocera. Soltanto  di  seguito  alla  riapertura dell’inchiesta erano stati  scoperti  abusi  edilizi all’interno della struttura che era  in  fase  di  costruzione, tanto  da  essere  sequestrato dalla Procura. Di quest’accusa però rispondono la figlia di Pastore e il figlio di Nocera, entrambi titolari sulla carta, rispettivamente,  della  ditta di costruzione e dell’azienda che aveva commissionato la costruzione delle palazzine.Si tratta di un’inchiesta che era stata archiviata dopo la morte  del  57enne  sammaritano  nello  scorso  dicembre 2014. La famiglia dell’operaio aveva però incaricato i legali di fiducia per andare fino in fondo, tanto da fare opposizione e ottenere la riesumazione della salma a un anno dal  decesso.  Così  l’inchiesta è  stata  riaperta,  scoprendo quindi macabri risvolti lega-ti  alla  morte  dell’operaio  di Santa Maria la Carità. In cinque quindi vanno verso il processo, dopo due anni di indagini, a colpi di ricorsi e nuovi risvolti.

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