«Ancora tu… ma non dovevamo vederci più». Lucio Battisti trovò già nel 1976 le note giuste per descrivere in musica lo scenario di Spal-Salernitana che è già all’orizzonte. Una delle grandi classiche della vecchia serie C, una sfida che ha regalato sempre tante amarezze alla Bersagliera, capace di imporsi a Ferrara soltanto una volta. L’ultima, quando la formazione “povera ma bella” di Roberto Breda, non ancora in pieno terremoto societario, riuscì a sbancare lo stadio Mazza grazie a una rete a tre minuti della fine dell’attuale capocannoniere del campionato cadetto, quel Gianluca Litteri con un passato da carneade all’Arechi e adesso bomber principe della B.
Ma il match di sabato, oltre a valere come controprova dello stato di forma degli uomini di Beppe Sannino, farà ritrovare ai granata un protagonista annunciato. Finito presto nell’oblio. A Salerno, però, nessuno ha dimenticato quel fantasista dal sinistro fatato, che ogni qualvolta trovava il cavalluccio marino sulla sua strada si scatenava. Poi, giunto all’ombra del Castello d’Arechi, ha trovato sulla sua strada una serie di imprevisti che l’hanno costretto ben presto ad andare via. Spal-Salernitana è il derby di Gigi Grassi, il trequartista di Castelnuovo Garfagnana che esplose nel Pontedera, il punto cardine dei granata della versione Prima divisione che, dopo neanche aver cominciato il campionato, prese i suoi bagagli per tornare nell’amata toscana. È stato, con ogni probabilità, una delle più grandi delusioni dell’era Lotito-Mezzaroma. Anche se, a suo favore, ci sono tante attenuanti. Una su tutte: il rapporto con Stefano Sanderra. Il tecnico giunto di fretta e furia per sostituire Perrone dopo la crisi di una notte di mezz’estate capì ben poco delle sue caratteristiche. Reduce dai 22 gol nel precedente campionato di Seconda divisione, Grassi nel debutto in Coppa Italia con il Teramo si trovò costretto a fare il… regista. Immobilizzato nella “garra” del centrocampo, Gigi fu travolto dagli abruzzesi che regalarono alla Salernitana la prima amarezza di un campionato difficilissimo. Non c’era spazio per lui. E Grassi non voleva tarparsi le ali dopo la sua miglior stagione. Così, all’improvviso, fra lo sgomento generale, in lacrime andò alla stazione di Salerno e prese il primo treno per la Toscana per tornare nella sua Pontedera. Alzando un polverone. «Mancava poco e avrei giocato pure in porta», la sottolineatura pungente diretta in maniera neanche troppo velata a Sanderra. La vendetta fu presto servita: il giorno dopo San Matteo 2013, il calciatore che doveva infiammare il “principe degli stadi” regalò alla Salernitana una cocente sconfitta, realizzando nel caos generale (per i granata espulsi Siniscalchi, Montervino e Topouzis) il rigore che regalò la vittoria alla formazione toscana.
Un rapporto d’odio e amore. Anche nella stagione successiva, infatti, Grassi lasciò ben presto i granata: la moglie restò incinta e per amore decide di tornare a casa, questa volta definitivamente, proprio mentre la truppa allora allenata da Mario Somma rifilò sette reti in amichevole al Brasile Team. «Preciso che il trasferimento al Pontedera è dovuto soltanto a esigenze familiari e personali», il messaggio formale il cui contenuto fu completamente diverso dalle parole al veleno di dodici mesi prima. Sembrò l’inizio della parabola discendente di Grassi, quel calciatore tutto estro e fantasia che più volte espresse il suo rammarico per non aver raggiunto la serie B. Il passaggio all’Ascoli, però, gli regalò quel debutto sempre sognato. Adesso è pronto a ritrovare la “sua” Salernitana da avversario.