Il San Paolo in delirio, anche se la cornice di pubblico non era da tutto esaurito. Non è soltanto il poker rifilato al Benfica che infiamma l’entusiasmo dei napoletani. I venti gol già messi a segno in stagione. Hamsik che si conferma, giorno dopo giorno, sempre più bandiera di questa squadra. Mertens incontenibile. Maurizio Sarri “guru” incontrastato di un complesso cinico che pratica un gioco spettacolare. Lo stadio di Fuorigrotta, un teatro veramente eccitante per l’accumulo di tutte queste componenti, è diventato inespugnabile. Il Benfica che veniva da 15 vittorie consecutive, nel suo campionato, è stato asfaltato, non traggano in inganno le due marcature finali. Poco conta che l’estremo difensore portoghese, l’ex interista Julio Cesar, si sia reso colpevole di più di una indecisione che ha pesantemente penalizzato il portoghesi. Il Benfica è stato surclassato nella prestazione, nel gioco, nella voglia di vincere e convincere.
Arek Milik ha già sostituito il “pipita” nel cuore dei napoletani. Lo sta facendo a suon di marcature. Era già accaduto in occasione dell’addio di Cavani con lo stesso Higuain. Ed allora una riflessione, oggi, è d’obbligo. Alla resa dei conti risulta che ha sempre ragione Aurelio De Laurentiis.
Aurelio De Laurentiis, appunto, un personaggio particolare. Capace di dividere. Viene da pensare che in tutto questo lui stesso ci si diverta. Decisamente non è amato, ma giudicato dai risultati e questi non possono che dargli ragione. Sotto ogni ottica, sia manageriale che sportiva.
Critica lo stadio di Furigrotta. Quell’anello inferiore dal quale non si vede nulla. Non ha torto. Passa indifferente sopra ogni tipo di contestazione. Impone la sua personalità ed il suo carattere. La “separazione” da Higuan aveva avuto strascichi pesanti. ADL ha avuto la capacità di cancellare i cori, pesanti, subiti nel ritiro di Dimaro perché ritenuto il colpevole della “fuga” di Higuain. Come di andare oltre agli striscioni che, nel caldo dell’estate partenopea, hanno tappezzato i punti cardine della sua città.
Per Aurelio de Laurentiis, in tutti i campi dell’azienda calcio, parlano i risultati. Non solo quelli che la squadra sta ottenendo in questa stagione. Hamsik e soci contendono autorevolmente alla Juventus la leadership del campionato e sono in vetta, a punteggio pieno, nel proprio girone della Champions. Gli azzurri, va ribadito, sono già andati a segno venti volte. Per il presidente “cinematografaro” parlano le cifre di bilancio. Frutto di una accorta amministrazione. Parla il fiuto, l’intuito nella scelta degli uomini.
Nella sua “produzione” del calcio cambia sovente, con successo, gli attori principali. Cavani, Higuain, Milik. Trattiene i protagonisti, Hamsik, che si prendono la scena e diventano il fulcro dela sua sceneggiatura. Il suo “film”, che narra la storia del campionato, è sempre di un interesse particolare. Capace di muovere le sensazioni più disparate. Gioca sulla passione dei sentimenti. La recita ideale per l’espressione emotiva e caratteriale, unica nel suo genere,del popolo napoletano.
Si crogiola, Aurelio De Laurentiis, nell’istrione che vive in lui. Divertito, non di poco, da tutte le situazioni che gli si creano attorno. Anche di quel coro “De Laurentiis caccia i soldi” che parte di sovente dalla curva B. L’importante che se ne parli. Che si sappia, sempre ed in ogni caso, che il pianeta del Napoli calcio ruota solo perché lui c’è.
Gli si può dare torto?