Una penna, un taccuino, un paesaggio meraviglioso come quello del mare di Ischia. E il ricordo, indelebile, di memorie. Memorie di un’amicizia nata in terra straniera tra due uomini che in comune avevano l’amore per la verità. Nasce 2 anni fa la genesi del nuovo progetto di Ferdinando Maddaloni, camaleontico attore e regista di cinema e teatro, originario di Barra. Dal quartiere dell’area est arriva l’artista che ha fatto del teatro e del cinema d’impegno civile la sua più naturale forma d’espressione. È così anche nel caso di “Non cercare la logica dove non l’hai messa tu”, in anteprima on line il prossimo 7 ottobre, in occasione del decimo anniversario della morte della giornalista russa Anna Politkovskaja. Una docufiction dove Maddaloni è autore, regista e interprete del testo, realizzata dall’associazione Artisti Civili con il contributo del Nuovo Imaie e il patrocinio di Amnesty International. Ma qual è la storia? «Era il 2008 – spiega l’attore – e grazie ad un modesto contributo economico e a tanta incoscienza e caparbietà, realizzai la mia prima docufiction dal titolo “Anna Politkovskaja: concerto per voce solitaria”, dedicato alla redattrice della Novaja Gazeta. Attraverso un diario autobiografico, qui mi propongo di svelare tutti i retroscena del precedente lavoro, partendo dall’amicizia con Andrei Mironov, dall’incontro con Ilya Politkosky, figlio di Anna e la lunga serie di relazioni umane che si sono intrecciate con la mia vita privata e professionale. Gran parte del successo della prima opera si deve anche al prezioso aiuto di un amico fraterno quale era Andrei. Lui è stato il mio Virgilio. Abbiamo discusso tante volte ma era l’unico che riusciva a zittirmi con una frase: “Caro Ferdinando, non cercare la logica dove non l’hai messa tu”». Con Mironov Maddaloni ha fatto il suo primo viaggio a Beslan (villaggio osseta teatro della strage del settembre 2004) assieme al fotoreporter italiano Andy Rocchelli. «Ricordo ancora la sensazione di sollievo quando lo vidi venirmi incontro, dopo che io avevo avuto l’onore di essere “ospitato” nella locale stazione della polizia, interrogato per diverse ore per poi essere improvvisamente liberato». È per questo che l’attore-regista ha voluto dedicare a Mironov, (ucciso a Sloviansk il 24 maggio 2014, assieme a Rocchelli mentre documentavano gli scontri armati nell’Ucraina orientale) il suo ultimo lavoro. «Ed è proprio rivivendo in prima persona il come, dove e quando ho appreso della loro tragica scomparsa, che ha inizio il mio racconto». Il ritmo generale è scandito dalle news di una giornalista (interpretata da Paola Sini), dove spicca un’intervista inedita di Maddaloni a Mironov. Il racconto biografico parallelo consente poi a tutti di seguire il consueto dietro le quinte, con le riflessioni, le certezze e i dubbi dell’autore-interprete. Ne “La paura di perdere se stesso” Katia Nani interpreta invece una grande amica della Politkovskaja e dello stesso Andrei, la cronista Natalia Estemirova, uccisa il 15 luglio 2009. «Grazie alla lettura di alcune interviste, ma soprattutto ai racconti di Andrei, ho ricostruito l’interrogatorio della Estemirova da parte dei suoi rapitori, immaginando quale fosse stato il suo atteggiamento contro il fantomatico Presidente (ispirato a Ramzan Kadirov, attuale presidente della Cecenia) per dare un fertile spunto di riflessione piuttosto che una sterile denuncia». Il finale è affidato a Carmen Femiano, interprete del brano “Vulesse” di Francini&Lattanzio.
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