Qual è la vera Salernitana? La belva che ha aggredito e sbranato – prendendolo per un tempo quasi a pallonate – il Benevento che non perdeva mai, oppure l’agnellino sacrificatosi sull’altare d’errori e fragilità inquietanti nelle trasferte di Novara e Ferrara? Chiamata a decifrare se stessa, oltre che a cercare quel “filotto” di risultati che ne rilancerebbe le ambizioni – perché l’obiettivo non può né dev’esser semplicemente la salvezza navigando nell’anonimato della terra di mezzo della classifica – la squadra granata oggi va a caccia di risposte. Alle tre del pomeriggio, a Brescia, Giuseppe Sannino deve custodire e se possibile arricchire quel patrimonio d’entusiasmo che il successo nel derby dell’Arechi ha portato con sé. Ché vincere e convincere contro i sanniti ha (ri)dato fiducia e coraggio tanto ai calciatori quanto all’ambiente, però adesso servono conferme, continuità.
La Salernitana che non ha ancora mai piazzato un “colpo” in trasferta, conquistando la miseria di 2 punti sui 12 in palio nelle quattro sfide esterne sin qui disputate, approccia il match del Rigamonti con la suggestione reale dell’esame di maturità. Non sarà semplice, e non soltanto per scontato “protocollo” pre-partita. Il Brescia di Cristian Brocchi, all’anagrafe la formazione più giovane della serie B, è davvero avversario imprevedibile. Cerca, al pari dei granata, costanza di rendimento, com’è ovvio che sia quando si punta su una linea verde che ti dà, in termini di freschezza, quel che l’inesperienza ti toglie. Però è squadra di qualità e talento, la Leonessa che attorno al “senatore” Andrea Caracciolo, Airone inossidabile, ha costruito un gruppo pieno di “saranno famosi”.
Ha già addosso gli occhi di mezza serie A Leonardo Morosini, che all’alba dello scorso campionato fece malissimo alla Salernitana, segnando la sua prima doppietta tra i cadetti (finì 2-2). L’azzurrino dell’Under 21 è un bergamasco di Ponte San Pietro, non proprio il massimo per far innamorare il popolo bresciano che “detesta” la Dea orobica, però con il suo estro ha dribblato pure il campanilismo. Con lui nella Nazionale giovanile di Gigi Di Biagio s’è imposto pure Michele Somma, che sulla carta d’identità porta scritto, proprio come la madre, “nato a Salerno”, città adottiva di papà Mario.
E se non sarà “derby per diritto di nascita”, di sicuro Brescia-Salernitana diventerà sfida speciale per “racconti paterni” anche per il 19enne Filippo Strada, figlio di Pietro, il numero 10 della belle époque granata con Delio Rossi in panchina, un destro micidiale su calcio di punizione che accompagnò il cavalluccio marino dalla C1 alla soglia del sogno serie A, sfumato in un pomeriggio di giugno del 1995 a Bergamo (Strada senior segnò anche lì, il gol dell’effimera ultima speranza). Filippo non è convocato, ma anche solo vivere una settimana così gli avrà regalato emozioni forti.
A questi ragazzi all’assalto del futuro, probabilmente, il loro allenatore avrà raccontato la storia di “Brocchi si nasce, campioni si diventa”, una t-shirt regalatagli negli anni dell’esplosione al Verona, prima di conquistare il mondo da calciatore del Milan. Un anno fa proprio da trainer della Primavera rossonera – squadra in cui già brillava il talento di Manuel Locatelli – perse contro la Salernitana baby a Baronissi, incantando però il pubblico per una “lezione di stile” data a un suo giovane atleta: «Non protestare con l’arbitro. E chiedi scusa all’avversario per il fallo, o ti sostituisco».
Ora cerca rilancio a sua volta, il 40enne tecnico che ha rischiato di “bruciarsi” negli ultimi mesi della scorsa stagione milanista, ereditando la guida della prima squadra senza gloria. Oggi Brocchi proverà a dare un dispiacere a Claudio Lotito, suo ex patron nella lunga esperienza con la Lazio, però già sa che di fronte troverà un avversario non meno “affamato”.
Sannino, come sempre, l’ha messa sull’emotività, caricando i suoi calciatori e invocando una svolta “liberatoria”, «per non vivere sempre – ipse dixit – con questa spada di Damocle sulla testa». Per lui, varesotto d’adozione, Brescia non è affatto “campo amico”, anche se lo sarà per i tifosi della Salernitana, legati agli ultras della Leonessa da un gemellaggio ormai quasi ventennale. Un rapporto che annuncia festa e fratellanza al di là del risultato, in un mix di colori biancazzurro-granata. Insieme, dedicheranno la partita al piccolo Francesco, il bimbo del quartiere Matierno che entrambe le torcide hanno aiutato nei giorni scorsi, con una gara di solidarietà a distanza. Perché il calcio, tra le pieghe delle “ansie da tre punti”, sa raccontare storie meravigliose…