Tornare da Brescia con un punto e tanti rimpianti è un segnale di vita. Significa che la Salernitana c’è. E che “ne ha”. Ieri, su un campo difficile e contro una decantata squadra di giovani talenti, ha comandato a lungo la partita, avrebbe meritato di vincerla e ci sarebbe riuscita se fosse stata più cinica nel chiuderla (che peccato, Odjer) ma soprattutto meno distratta nell’azione del gol del pari. Sui corner, ormai è chiaro, la difesa granata è recidiva, soffre terribilmente, però del “particolare” ci sarà tempo e modo in settimana per tutti di parlare e per Sannino di lavorarci su. A restar nel “generale”, invece, il punto strappato al Rigamonti lascia in dote molte certezze e qualche inquietudine.
Il tecnico è stato coraggioso e coerente, ha (ri)chiamato a sé gli undici che avevano preso a pallonate il Benevento che non perdeva mai e gli ha chiesto: «Provateci ancora». Scelta condivisibile, e sicuramente audace perché non si tiene Odjer fuori dai titolari a cuor leggero. I fatti, ancora una volta, gli hanno dato ragione, confermando che la Salernitana ha trovato il suo equilibrio tattico in un 3-5-2 che offre buona copertura in fase difensiva (Vitale è bravo a scalare e trasformare la linea di retroguardia a quattro quando la palla ce l’hanno gli avversari) e nuove soluzioni in avanti. Ché Improta in trasferta sarà pure un rischio, per come (non) è abituato a coprire, ma rappresenta una carta in più da giocarsi all’attacco.
Insomma, bene così, se non fosse che la gestione dei cambi a Brescia ha (ri)acceso un campanello d’allarme. Passi la sostituzione di Coda, che si vede poco ma combatte tantissimo, però l’inserimento di Joao Silva e non del già bocciato (almeno dal 1’) Donnarumma fa riflettere sulle nuove gerarchie di Sannino. Il portoghese, va detto, non ha neppure avuto un approccio negativo al match, anzi ha persino sfiorato il gol di testa (più goffo, invece, in un altro paio d’occasioni in cui ha ricevuto palloni interessanti). Ma quel che sorprende è la seconda settimana di fila trascorsa nella penombra dal bomber di Torre Annunziata, mister “un milione di euro” nell’ultima sessione di calciomercato, passato da oggetto dei desideri di tanti club, dalla serie A alla Lega Pro, a esser quasi un “comprimario” in granata dopo aver segnato due gol in altrettante gare (contro Trapani e Spal).
L’allenatore dopo il 90esimo ha glissato sull’argomento con diplomazia, ribadendo che c’è bisogno di tutti, e anche di “Alfredino”. Che però adesso dovrà tener duro per non cadere nell’umanissimo pericolo di sentirsi “comparsa” in un gruppo che ne ha invocato e poi accolto la conferma come si fa per un attore protagonista. Molto spetterà a Donnarumma. Il resto a Sannino. Perché nella Salernitana che par’esser vicina a rilanciarsi (i granata sono nella terra di mezzo della classifica, ma la zona play-off è poco più avanti), dopo aver trovato l’equilibrio in campo, c’è pure da salvaguardare un altro equilibrio. Quello nello spogliatoio…