La riforma dei servizi pubblici locali, firmata Madia, e’ ormai vicina a tagliare il traguardo e il testo che riapprodera’ entro un mese in Consiglio dei ministri non sara’ del tutto uguale a quello originale, varato a inizio anno. In settimana e’, infatti, finito il lavoro di Camera e Senato sul decreto e le condizioni poste per il via libera non sono poche, una decina per ciascun ramo del Parlamento. Non solo, lo stesso Governo si e’ detto pronto ad accogliere i suggerimenti e gia’ da tempo ha fatto sapere che verra’ eliminato ogni riferimento all’acqua, per mettere al riparo da ogni “fraintendimento” circa il rischio di privatizzazione. Dovrebbe invece essere confermato, e addirittura rafforzato se si da’ seguito alle indicazioni di Montecitorio e palazzo Madama, il punto piu’ dibattuto dell’intero decreto: il rimborso del biglietto per il bus che ritarda. L’impianto del decreto comunque non sara’ stravolto e rimane l’obiettivo di dare un quadro omogeneo a un settore, quello dei servizi pubblici locali, finora oggetto di “interventi disorganici”, si legge nella relazione che accompagna il provvedimento, attuativo della delega Madia e gemello di quello, gia’ legge, sulle societa’ pubbliche. Il governo mira quindi a semplificare e riordinare la materia, cosa che trova il parere “favorevole” di deputati e senatori, che pero’ pongono precisi rilievi. Paletti che se non considerati nella nuova versione del decreto costringeranno a un ulteriore passaggio parlamentare (come gia’ accaduto proprio con le partecipate). Nello specifico, c’e’ l’accordo a sopprimere dal testo le disposizioni riguardanti la disciplina del servizio idrico, per cui nulla cambierebbe, nel pieno rispetto del referendum che ha sancito l’acqua come bene pubblico. E poi, rimarcano le camere nei loro giudizi, all’esame del Senato c’e’ gia’ un disegno di legge in materia, gia’ approvato a Montecitorio. Nei pareri, in particolare in quello scritto dai deputati, viene anche chiesto di eliminare “gli ulteriori vincoli e condizioni, rispetto alle norme europee e ai principi contenuti nella legge delega”, sull’affidamento in house, alternativo al ricorso al mercato, alla gara. Il Senato invece vuole una stretta sulla “inconferibilita’ degli incarichi” per la gestione dei servizi, andando oltre “il riferimento formale al rapporto di coniugio, di parentela e di affinita’”. Un recinto che ormai appare “non piu’ adeguato”, si spiega nel parere, “in quanto non comprende altre ipotesi, quali il convivente, il commensale abituale o il partner di unione civile”. Non e’ una condizione, ma compare tra le osservazioni di entrambe le camere, il potenziamento della salvaguardia per il pendolare che subisce corse cancellate e rallentate. Si raccomanda “di introdurre l’obbligo che il pagamento del rimborso sia effettuato al termine del servizio di trasporto, a semplice esibizione del titolo di viaggio e senza ulteriori formalita’”. Insomma risarcimento immediato, senza passaggi burocratici, a meno che il ritardo sia dovuto a cause di forza maggiore (scioperi o calamita’ naturali).
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24 ottobre 2016
Arriva la legge: rimborso se bus arriva in ritardo