L’ora “x” era segnata per le 9.30. E’ stato allora che i manifestanti sono partiti da piazza San Gennaro dei Poveri, dove ha sede l’omonimo ospedale. Da qui si è estesa l’onda di protesta – l’ennesima – per scongiurare ancora una volta la chiusura definitiva dell’ospedale che serve oltre 70mila abitanti, solo al Rione Sanità. Eppure, come si suol dire, il dado ormai è tratto. Ma nonostante tutto residenti, comitati e Municipalità sono scesi in piazza ieri mattina per urlare il loro disperato “no” contro il provvedimento della Regione. Un provvedimento che, dopo lo smantellamento graduale dei reparti e prima ancora del pronto soccorso, vuole trasformare il San Gennaro da presidio sanitario di eccellenza a semplice polo riabilitativo e poliambulatorio. Una decisione che ha fatto gridare allo scandalo cittadini e associazioni che si vedono negato così il diritto alla salute pubblica. E che, soprattutto, ha visto una serie di mancate promesse da parte della Regione. «Il presidente Vincenzo De Luca parla il politichese – tuona padre Alex Zanotelli, missionario comboniano che vive alla Sanità dal 2004, dopo essere tornato da Korogocho, in Kenia dove operava a favore delle popolazioni disagiate -. L’ospedale così com’è è finito, è morto. Ecco perché chiediamo che resti un ospedale e non un poliambulatorio, come vuole la Regione. Noi oggi non siamo qui solo contro la dismissione del San Gennaro, ma anche contro la camorra, che un giorno dopo la Notte Bianca nel quartiere ossia venerdì scorso, è tornata a sparare in queste strade dove c’è voglia di riscatto e cambiamento. Ecco perché noi vogliamo che il San Gennaro non solo resti aperto, ma diventi un presidio dello Stato alla Sanità. Parliamo di una struttura – continua Zanotelli – che ha reparti di eccellenza che vengono chiusi e trasferiti dove la gente non può arrivare e che ha numerosi parcheggi interni ed esterni. Noi comunque non ci fermeremo. Abbiamo già bloccato i camion della Regione che arrivano in ospedale per trasferire i macchinari e continueremo la lotta fino alla fine». Il corteo, che ha paralizzato il traffico per oltre due ore all’altezza di piazza Museo, è proseguito dopo le 12.30 verso via Santa Lucia, dove si è tentato invano di avere un incontro con De Luca. In testa alla protesta il presidente della Terza Municipalità Ivo Poggiani (nella foto): «Ribadiamo che l’ospedale non può chiudere dopo quanto accaduto sabato con un’altra sparatoria. Ciò che chiediamo a Regione e Asl è il diritto alla salute per centinaia di cittadini. Vogliono darci il primo soccorso, che è un ricatto alla salute pubblica, perché non è un pronto soccorso. E vogliono trasferire gli ambulatori dell’Elena d’Aosta al San Gennaro. Noi diciamo ancora una volta no a queste scelte scellerate». All’incrocio tra via Santa Teresa degli Scalzi e via Salvator Rosa alcuni manifestanti hanno provocatoriamente ballato in segno di protesta contro De Luca, al grido – disperato – di «l’ospedale non si tocca».
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