Avrebbe ucciso Salvatore Barbaro, un ragazzo di 30 anni con la passione per la musica che con la camorra non c’entrava niente. Per quest’accusa il pubblico ministero Sergio Ferrigno della direzione distrettuale antimafia di Napoli ha chiesto l’ergastolo per Vincenzo Spagnuolo, uomo del clan Ascione-Papale, la cosca di Ercolano con base operativa in via Fontana a Torre del Greco. Unico imputato nel processo con rito abbreviato, Vincenzo Spagnuolo è accusato di omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. Era il 13 novembre del 2009. In città da qualche anno era esplosa una guerra di sangue e vendette tra i Birra-Iacomino e gli Ascione-Papale. Salvatore, semplicemnte Salvio per gli amici, di mestiere faceva il carpentiere. Ma il suo sogno era quello di cantare: scriveva e interpretava canzoni neomelodiche. Di quella brutta storia di malavita conosceva solo quello che si poteva leggere sui giornali o ascoltare in televisione. L’orologio segna le 15 in punto quando la sua auto passa dalle parti di via Mare, una strada angusta che sfiora gli scavi. Una di quelle vie che sembrano fatte a posta per i camorristi. In un attimo si scatena l’inferno. Salvio viene colpito da 5 proiettili calibro 9 che spaccano i vetri della sua “Suzuki Swift”. I killer, in sella a una moto, scappano via. Nessuno vede nulla, l’omertà è legge in quegli anni di guerra. I carabinieri della caserma Dante Iovino di Torre del Greco iniziano a monitorare i telefoni degli affiliati liberi. E dalle conversazioni viene fuori che si è trattato di un assurdo scambio di persona. «Non si festeggia una disgrazia», ripetono le voci della camorra intercettate dagli investigatori. Grazie ai pentiti il puzzle si compone e viene fuori la storia assurda di quel delitto. Antonella Madonna – ex moglie del boss Natale Dantese, capo degli Ascione-Papale – racconta all’Antimafia che a uccidere Salvatore Barbaro furono proprio Vincenzo Spagnuolo – detto ‘o break – e Antonio Sannino. L’ordine di Natale Dantese, però, era un altro. Massacrare Ciro Savino, un uomo di punta del clan Birra-Iacomino che aveva la stessa auto di Salvatore Barbaro. Secondo quanto raccontato dalla super pentita, ome premio per la missione di morte, Natale Dantese consegnò al killer 800 euro. Una paga “ridotta” rispetto ai 3.000 euro pattuiti – sempre secondo il racconto della collaboratrice – a causa dell’incredibile errore di persona commesso dal commando di fuoco del clan. A febbraio di quest’anno, dopo oltre 7 anni di indagini, arriva la svolta. Il tribunale di Napoli emette un’ordinanza di custodia cautelare per Natale Dantese – attualmente recluso al 41 bis – Vincenzo Spagnuolo, Pasquale Spronello e Antonio Sannino. Solo ‘o break, però, ha deciso di essere giudicato con rito abbreviato, mentre gli altri imputati hanno preferito il processo ordinario. Nel corso della prossima udienza la parola passerà alla difesa, chiamata a scardinare il castello di accuse costruito dall’Antimafia. E’ fissata, invece, per metà no-vembre la prossima udienza del processo che vede alla sbarra i presunti mandanti del delitto costato la vita a un ragazzo che con la camorra non c’entrava niente.
CRONACA
26 ottobre 2016
Ercolano/Torre del Greco. Neomelodico ucciso per errore: “Ergastolo al sicario”