L’onda di protesta ormai si è diffusa da un capo all’altro della città. Sì, perché in ballo c’è il diritto alla salute pubblica che i cittadini di tanti quartieri di Napoli si vedono negato dal nuovo piano ospedaliero della Regione Campania. Così dopo l’ennesima manifestazione di piazza, che due giorni fa ha visto inscenare un sit-in al centro, nella zona del Museo, contro la chiusura dell’ospedale San Gennaro alla Sanità, ieri è toccato al San Paolo. Una struttura che rappresenta una valvola di sfogo per le emergenze in tutta l’area flegrea. «Solo 55mila sono le prestazioni giornaliere in pronto soccorso», spiega Carmine Ferruzzi della Uil. E ieri mattina la Municipalità che abbraccia i quartieri di Bagnoli e Fuorigrotta ha convocato, attraverso il presidente Diego Civitillo, una seduta monotematica cui hanno partecipato residenti, associazioni, comitati e organizzazioni sindacali che oggi alle 19 incontreranno il sindaco Luigi de Magistris a Palazzo San Giacomo. Al primo cittadino sarà illustrato in particolare il documento prodotto nel corso della seduta consiliare di ieri nella sede di via Acate. «I tagli al personale e la chiusura o il ridimensionamento di diversi reparti – si legge nell’atto – denunciati dall’ospedale nel corso degli ultimi anni, hanno leso il diritto alla salute e alla corretta assistenza sanitaria di centinaia di migliaia di cittadini dell’area occidentale». Ben 5.263 sono stati i ricoveri al San Paolo nei primi sei mesi dell’anno e l’ospedale «è l’unico presidio Dea di primo livello dell’intera zona ovest». Motivo per cui è di fondamentale importanza per fronteggiare le «emergenze del territorio». Eppure di fronte a questi risultati più che positivi c’è stato un «impoverimento di risorse umane e materiali tale da rendere anche il pronto soccorso inadatto alle esigenze dell’utenza con tempi di attesa al triage da terzo mondo». A tutto ciò si aggiunga la mancata nomina del direttore sanitario, «posizione attualmente ricoperta da un direttore pro tempore». «In più – denuncia ancora Ferruzzi – l’ospedale non è mai stato dotato di attrezzature e macchinari più che necessari in alcuni casi, come l’emodinamica per i pazienti colti da infarto; la risonanza magnetica acquistata ma mai consegnata; e la neuroradiologia interventistica per chi viene colto da ictus».
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